Promesse di voto
venerdì 15 febbraio 2008

Brindisi, 15 febbraio 2008.  Allora che facciamo questa volta? Così cominciavano le conversazioni con il mio amico Giuseppe quando ci si avvicinava alla data dell elezioni. Due Giuseppe, uniti in tutto, a volte fin troppo, che all’avvicinarsi delle elezioni si dividevano causa partiti. Il sottoscritto, cuore a sinistra e falce e martello marchiata sul petto, Giuseppe, il mio amico, cuore a destra ardente di fiamma tricolore.


A scuola insieme per un paio di anni, i favolosi anni ’70, corsarino ’50 entrambi, stranamente, rosso il suo e blu il mio, una adolescenza scapestrata e prima delle elezioni non perdevamo l’occasione per litigare e darcele di santa ragione ogni volta che capitava.


Poi, crescendo, l’amicizia rimane e la discussione continua. Il mio cuore continua a battere a sinistra il suo si modera, sveste i panni della fiamma tricolore e trasmigra verso il pragmatismo craxiano. Come potevamo non litigare durante le elezioni? Io stavo con Berlinguer e lui stava con Craxi!!!.


Morto Berlinguer, decaduto Craxi, innamoramento (suo) per Di Pietro ma continuo scemare della passione politica, in entrambi per la verità. Sono continuate le discussioni sul cosa e sul come poi sul chi. Lunghissime discussioni, non ci siamo menati più ma la conversazione si arrotolava su sé stessa tra qualche bichiere di vino e la “sua” grappa. Sua nel senso che la produceva proprio. Ne serbo ancora mezzo litro in una bellissima bottiglia.


Cosa voterebbe ora Giuseppe? Se nulla fosse accaduto appoggerebbe sicuramente il partito del suo socio di barca,  attualmente Parlamentare Europeo nelle file di Forza Italia, ex Presidente della Provincia di Bari con il centrosinistra, quindi andrebbe diritto nel PdL di Berlusconi.


Mi piace immaginarla la discussione.


Lui direbbe sicuramente: “Ma ancora con la sinistra perdi tempo? Hanno dimostrato di essere incapaci proprio di pensare al governo, gli piace solo passeggiare e urlare, la sinistra è stata e sarà sempre inconcludente!!!”


“E che voti?” Gli chiederei, lanciandomi in una inutile filippica sulla questione morale anche riguardo ai “suoi” amici.


Lui sorridendo mi direbbe: “Ma che mi parli di correttezza, io sai quanti ne ho comprati della sinistra? Anzi li pago pure di meno!!!, Me li compro quando voglio.”


La mia voce si alzerebbe:”Sei un corruttore, un capitalista corruttore, e fai bene a votare a destra che il mio voto con il tuo non deve mischiarsi.”


La sua faccia dura, la voce tagliente: “Non farai mai strada, io sono un uomo d’affari, e, come tutti gli uomini d’affari, compro e vendo.”


“Tu a me non mi compri!!!” gli avrei detto a muso duro, prendendolo per il bavero e approfittando della mia maggiore possanza. E lui, da uomo di affari, mi avrebbe detto “Non compro mai ciò di cui posso disporre!!!”.


Ci saremmo messi a ridere e, dopo un’ altra grappa, ci saremmo detti che lui avrebbe votato la Santanché per evidenti meriti di coscia, che io avrei votato il più cattivo dei comunisti sperando che gli requisisse la proprietà privata e saremmo tornati a casa.


So per certo che, appena in macchina, mi avrebbe chiamato al telefono per dirmi: “Tanto, se lo eleggete, poi me lo compro ugualmente!!!”


Questa conversazione non ci sarà, Giuseppe, è un imprenditore italiano, scomparso in Turchia senza lasciare traccia, un giorno di maggio di quattro anni fa. Un uomo d’affari con amici importanti dileguatisi anche loro senza dire una parola.


Non ci sarà la falce e martello sulla scheda elettorale, anzi, ve ne sarà una consegnata a personaggi pittoreschi che nulla hanno a che fare con la tradizione del lavoro. E allora devo decidere. Cosa votare?


Voterei con piacere quel candidato o quel partito capace di far ritrovare a questo Paese la dignità e la voglia di essere all’altezza della sua storia.


Voterei con piacere quel partito che davvero consentisse all’Italia di rialzarsi liberandola dalla soffocante cappa di bugie che si raccontano da vent’anni nei salotti della televisione.


Voterei con piacere quel partito che facessero per davvero, invece di dire soltanto che “si può fare”.


Voterei con piacere quel partito capace di far sentire ogni donna, ogni uomo, ogni bambino, ogni anziano, meno solo nei momenti difficili della vita.


Voterei con piacere quel partito capace di occuparsi degli interessi di tutti e delle ansie di ciascuno.


Voterei con piacere quel partito che, avendo capito che non è capace di togliere ai ricchi per dare ai poveri, almeno non facesse l’inverso.


Voterei con piacere quel partito capace di agitare meno le “radici giudaico-cristiane” e praticasse un po’ di più la distinzione tra Dio e Cesare.


Voterei con piacere quel partito capace di candidare persone sagge e colte invece dei soliti amici e amici degli amici, magari fannulloni e con precedenti penali.


Voterei con piacere quel partito che, senza guardare in faccia nessuno, sapesse farmi capire che cosa è successo, in Turchia, il 26 maggio del 2004.


Certamente andrò a votare, non si rinuncia mai a questo diritto-dovere per il quale i nostri padri hanno dato la vita, ma, visto e ascoltato quello che dicono i partiti, questa volta, non credo che voterò con piacere.


Pino De Luca (pino_de_luca@virgilio.it)


 

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