Fasanojazz 2008: la rassegna completa
martedì 6 maggio 2008

“FasanoJazz 2008”: quattro appuntamenti, dal 3 all’8 giugno prossimi con artisti internazionali di chiara fama, che fanno della rassegna organizzata dal Comune (assessorato ai Beni ed Attività culturali) giunta all’undicesima edizione, una delle più importanti rassegne jazz di Puglia e non solo.

Quest’anno i concerti si terranno tutti al chiuso, nei teatri Kennedy (le serate del 3, del 4 e del 6) e Sociale (il concerto conclusivo dell’8) e, pertanto, sono stati introdotti ticket d’ingresso di 5 euro a spettacolo (posto unico non numerato) con l’aggiunta di 1 euro per i diritti di prevendita, a meno che non si desiderasse comprare l’intero pacchetto dei quattro spettacoli con l’aggiunta di un solo euro per i diritti di prevendita, che darebbe la certezza allo spettatore di assicurarsi un posto nel teatro Sociale (struttura a capienza limitata).

Per info e prevendita, Ufficio Comunale Attività Culturali, 080.4394123.
 
Ecco, intanto, la rassegna nel suo complesso, i cui spettacoli avranno inizio alle ore 21: martedì 3 giugno al Teatro Kennedy, l’arrivo in Puglia, per la prima volta ed in esclusiva nazionale, di uno dei musicisti più rappresentativi del rock - jazz inglese, il batterista Bill Bruford, in duo col pianista e tastierista olandese Michiel Borstlap. Borstlap e’ un pianista degno di grande rispetto, dotato di una visione ampia che ben si sposa con le intenzioni del piu’ celebre partner.


Oltre al piano acustico, utilizza una tastiera elettronica collegata ad un sampler che diventa fonte di sonorità fortemente espressive. Le composizioni sono tutte firmate dal pianista, in alcuni casi in connubio con il batterista. Proprio quest’ultimo (classe 1949) dopo una breve esperienza con una band di R&B, nel ’68 entra negli Yes, formazione di rock sinfonico che con gli Emerson Lake & Palmer riunisce alcuni tra i migliori strumentisti allora in circolazione.

Abilità nei tempi dispari, virtuosismi e notevole tecnica del rullante lo portano ben presto in alto: è lui uno degli artefici del filone art rock che vede la massima espressione negli album degli Yes registrati tra ’71 e ’73 e nella musica dei King Crimson. Il suo stile, definito all’epoca percussivo - pittorico, direttamente discendente dagli insegnamenti e dal modus operandi del primo drummer del re Cremisi, l’indimenticato Michael Giles, consente al giovane Bruford, nel ’73, il passaggio appunto a quest’ultima formazione, capitanata dal genialoide Robert Fripp, che mescola improvvisazione jazz e musica contemporanea. Dopo è chiamato da altri gruppi prog rock come Gong, National Health e Genesis, con cui suona nei live ma non nelle registrazioni (dove continua ad occuparsi della batteria Phil Collins) fino al 1976.


Bruford entra allora negli U.K., formazione a metà tra Yes e King Crimson, che lascia al termine del tour promozionale per incidere il primo di quattro album da solista (’dal 77 all’’80), ”Feels Good To Me”, una sorta di jazz-rock su ritmi dispari.


Nell’80 rientra nei ricostituiti King Crimson con le new entry Adrian Belew (ottimo chitarrista, attivo prima con Frank Zappa e David Bowie, poi nel giro dei Talking Heads) e Tony Levin (Peter Gabriel Band) che lo stimolano a sperimentale l’elettronica. Bill si cimenta in tempi impossibili come il 17/4 e utilizza le prima batterie elettroacustiche.

Nel ’84 Fripp scioglie nuovamente il gruppo e Bill registra con Patrick Moraz (piano acustico) due album di jazz (”Music for Piano & Drums”, ”Flags”) e due di jazz-rock sperimentale con David Torn e Kazumi Watanabe.


Per continuare lo studio melodico delle percussioni, in un contesto jazz forma il gruppo elettroacustico Bill Bruford’s Earthworks, che realizza vari album, inizialmente anche con il contributo del validissimo polistrumentista Django Bates.


Dopo la parentesi con il supergruppo Anderson Bruford Wakeman Hove, che ripropone il repertorio degli Yes, ritorna con gli stessi Yes incidendo le batterie elettroniche in ”Union”. Nel ’90 i lettori del Modern Drummer Magazine lo votano come miglior batterista, tre anni più tardi organizza una serie di clinics in Europa e partecipa alla Percussive Arts Society International.


Nel ’94 l’idea di Bill sembra coincidere con quella di Robert Fripp, che ridà vita ai King Crimson sotto forma di un doppio trio: due chitarre, due bassi e due batterie, nel quale egli sviluppa l’idea di una doppia batteria dove si incastrino ritmiche diverse e complesse e condivide il progetto con il drummer Pat Mastelotto.


Nel frattempo Bruford registra e va in tour con: Kazumi Watanabe, David Torn, The New Percussion Group of Amsterdam, Jamaaladeen Tacuma, Akira Inoue, Al Di Meola, Anderson Bruford Wakeman and Howe, the Buddy Rich Orchestra, Tony Levin, Pete Lockett, Yes.
Ritorna al jazz e nel ’97 realizza ”If Summer had its Ghosts” con Ralph Towner (chitarra e piano) ed Eddie Gomez (basso).


Parte il tour internazionale con gli Earthworks, a cui si aggiungono Steve Hamilton alle tastiere e Patrick Clahar al sax, in cui le percussioni elettroniche portano verso uno stile più caldo e sciolto, diverso dalle sonorità abituali.


Nel 2000 realizza con la band Bruford Levin’s Upper Extremities il cd dal vivo ”B.l.u.e. Nights” e accoglie negli Earthworws il chitarrista jazz Larry Coryell. Concluso il tour in Inghilterra il gruppo registra ”The Sound of Surprise”(2001).


Nella primavera del ’02 esce il doppio cd ”Footloose and Fancy Free” ed il DVD ”Footloose in N.Y.C”; sostituisce il sassofonista Patrick Clahar con Tim Garland. Il nuovo lavoro viene premiato con le prestigiose cinque stelle nelle riviste specializzate.


Oltre a suonare in lungo e in largo per li mondo, Bill Bruford fonda nel ’04 la Summerfold Records (specializzata nel jazz) e la Winterfold Records (che si occupa di prog). Collabora, quindi, con il pianista jazz olandese Michiel Borstlap in ”Every Step a Dance” (2004).

Recentemente ha suonato con il World Drummers Ensemble e la Earthworks Underground Orchestra. Nel febbraio 2008 ha pubblicato il cd ”In Two Minds” sempre con Michiel Borstlap.
 
Mercoledì 4 giugno al Teatro Kennedy, è di scena un quartetto storico, il “Brian Auger’s Oblivion Express”. Proprio Auger, negli anni ’60 in Inghilterra, intuì l’enorme potenzialità di miscelare jazz, funky e rhythm’n’blues in un nuovo ibrido musicale. Il suo strumento favorito resta ancora oggi l’organo Hammond B3 dal caldo, ricco e inconfondibile suono, attraverso il quale ha forgiato uno stile unico, rimasto intatto nel tempo.

Brian, che comincia la propria carriera professionale a Londra nel 1963. Due anni dopo forma il gruppo “Steampacket”, di cui fanno parte personaggi quali Long John Baldry, Julie Driscoll e Rod Stewart. Nel 1967, con la stessa Julie Driscoll, ha inizio l’esperienza “The Brian Auger Trinity”: la band riscuote grandissimo interesse in Inghilterra e nel resto del mondo, pubblica l’album “Open” e ottiene il primo posto nelle classifiche inglesi. Il successivo “Save me” raggiunge la vetta anche nella classifica di vendite in Francia.

“The Trinity” è il primo gruppo jazz-fusion a partecipare con successo ai più importanti festival jazz europei (Montreaux Jazz Festival e Berlin Jazz Festival). Il suo primo tour negli Stati Uniti è del 1969, occasione in cui Auger presenta l’album “Streetnoise”, che viene considerato da pubblico e critica americani il primo disco jazz-fusion. All’inizio degli anni ’70 Brian fonda gli Oblivion Express, che guida fino al 1975 pubblicando diversi album di successo ed effettuando estenuanti tour in tutta Europa. Si trasferisce quindi negli States, dove continua l’attività artistica alternando situazioni da sessionman a momenti di notevole vena creativa.

Dal 1995 investe le sue energie nei nuovi Oblivion Express che ammireremo a Fasano, in cui militano due dei suoi figli, con i quali prosegue tuttora la sua interminabile attività live in tutto il mondo.
 
Venerdì 6 giugno al Teatro Kennedy, l’ensemble guidato dal chitarrista anglo-americano Allan Holdsworth. Il celebre artista è unanimemente riconosciuto dai fan e dai musicisti contemporanei come uno dei più importanti chitarristi in circolazione, a metà strada fra il mondo della musica jazz e quello del rock.

Molti musicisti lo definiscono una leggenda vivente, che continua a spingere al limite estremo la tecnica strumentale e le innumerevoli possibilità tonali e di tessiture della sua chitarra elettrica. “Musician Magazine” lo ha posto tra i primi 100 grandi chitarristi di tutti i tempi. A parte la sua abilità nell’improvvisare straordinari soli, scolpire e modellare diverse strutture sonore con la chitarra, Holdsworth ha dedicato le sue energie allo sviluppo di differenti aspetti della tecnologia applicata alla chitarra elettrica. Introduce una nuova variazione baritona allo strumento, inventa componenti elettronici per gli studi di registrazione ed esplora le possibilità di usare sintetizzatori sulla chitarra per arricchirne il timbro. Holdsworth é istantaneamente identificabile tra i maestri della chitarra jazz.

Lo accompagna nel gruppo Chad Wackerman, batterista jazz e rock. La carriera professionale di Chad ebbe inizio nel 1978, da allora egli ha accumulato una notevole esperienza on stage soprattutto dopo sette anni tra tour e registrazioni (oltre venticinque albums, incluso quello con la London Symphony Orchestra) con Frank Zappa in USA ed Europa. Inoltre, ha partecipato alla registrazione di molti albums, andando in tour con Allan Holdsworth, con Barbra Streisand, ha registrato albums ed è stato in tour con diversi artisti quali Steve Vai, Andy Summers, Men At Work, Albert Lee, Dweezil Zappa, James Taylor, John Patitucci, Joe Sample, Banned From Utopia and The World Drummers Ensemble (con Bill Bruford, Luis Conte, Dou Dou Ndiaye Rose) e di recente in USA con un altro ex batterista di Zappa, il mitico Terry Bozzio.

Come leader e compositore Chad ha realizzato quattro albums, acclamati dalla critica. La tecnica e lo stile di Chad combinano la potenza e la convinzione del rock alla sensibilità e la finezza del jazz. Il suo modo di suonare é assolutamente libero da patterns e soli intuibili o scontati, e si affida esclusivamente all’invenzione e alla capacità di suonare ed interagire con i musicisti intorno.
 
Domenica 8 giugno nel teatro Sociale, ultimo appuntamento di “FasanoJazz 2008” con l’ensemble guidato dalla vocalist Gianna Montecalvo, ed il suo progetto musicale  “Steve’s Mirror”, coadiuvata da musicisti pugliesi di rilievo (Ottaviano, Lenoci, Vendola e Magliocchi). La Montecalvo, artista pugliese, intraprende giovanissima lo studio della musica diplomandosi in Pianoforte Principale  nel conservatorio “Tito Schipa” di Lecce nel 1989 e nel conservatorio “N. Piccinni” di Bari in Canto Lirico nel 1996 e in Musica Jazz nel 1998.

Svolge attività concertistica dal 1988; ha collaborato con le più importanti associazioni concertistiche pugliesi come la Fondazione Piccinni; il Coretto; la Camerata ed il conservatorio di Monopoli, con cui ha partecipato ad una serie di concerti presso l’accademia delle Arti di Tirana (Albania). Con l’organico Zetema e l’orchestra Utopia si è esibita in importanti rassegne di jazz, Siena Jazz ’91; Festival Jazz Italiano Teatro Alpheus di Roma ’92; Europa Festival Jazz di Noci ’93, collaborando con musicisti come Evan Parker, Gianluigi Trovesi, Tino Tracanna, Danilo Terenzi, Giancarlo Schiaffini.

Nel 1997 ha dedicato un progetto alla canzone di Alec Wilder insieme col musicista Roberto Ottaviano. Con la Meridiana Multijazz Orchestra e Canto General ha partecipato ad importanti rassegne: Notti di Stelle 2003 e 2004, Crossroad 2003, Talos Festival 2005, collaborando con Pino Minafra, Roberto Ottaviano, Nicola Pisani, Vittorino Curci, Keith e Julie Tippetts, Loius Moholo.


Ha eseguito in prima nazionale assoluta al Teatro Piasiello, nel settembre ’97 come cantante lirica per conto dell’associazione Amantea di Lecce, composizioni del musicista pugliese Francesco Casavola. Nel novembre 2005 ha pubblicato il suo primo lavoro dal titolo “Steve’s Mirror” edito dalla Soul Note e interamente dedicato alle musiche di Steve Lacy. Questo progetto, che ha riscosso vari consensi dalla critica specializzata, verrà presentato interamente a Fasano.


 

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