Ho attraversato mezzo secolo di vita affondando più volte nella passione politica, gioendo e soffrendo per le vittorie e le sconfitte. Assolutamente virtuali direte, in realtà non ho mai vinto nulla quando “abbiamo vinto” come non ho mai perso nulla quando “abbiamo perso”.
Ma la politica, almeno per me, è come il tifo calcistico. Avere una squadra nel cuore travalica ogni aspetto razionale. A quei colori ci si è attaccati e anche senza essere degli ultrà, si soffre e si gioisce quando quei colori vanno nella polvere o salgono agli altari.
Tra parentesi, con gli scongiuri del caso, quest’anno credo che Eupalla mi riserverà qualche soddisfazione in più dopo quasi due decenni di pacche sulle spalle. Immaginate un cuore nerazzurro circondato in ogni dove e da sempre da sciarpe bianconere !!!
Torno alla politica. In verità qualche volta ho vinto pure, in giovane età sono stato anche coinvolto in attività amministrativa e, per la verità, mai ho perso nel senso del consenso.
Stavolta però è diverso, non riesco proprio a soffrire della sconfitta senza appello che la mia parte politica ha subito. Forse perché questa sconfitta è proprio meritata, quasi ricercata con certosina pazienza. Vi sono innumerevoli luoghi nei quali se ne investigano le ragioni, si svolgono processi più o meno pretestuosi e si azzardano letture a volte suggestive, il più delle volte prive di qualunque ragionevole fondamento.
Non è mia intenzione aggiungere a quanto ho già espresso più volte (il 15 dicembre del 2007 ho chiesto scusa pubblicamente a coloro che sollecitai a votare per il centro sinistra alla Provincia, alla Regione e al Parlamento), ma vi sono delle aporìe davvero singolari.
Ho sentito dire di “un vento di destra” che si è abbattuto sull’Italia, singolare che quel vento si sia scatenato solo nell’urna. Pochi mesi prima si trionfava per “i milioni di Italiani” che si sono espressi nelle primarie, per “i milioni di lavoratori” scesi in piazza contro il precariato, per i “milioni di cittadini e pensionati” che hanno partecipato al referendum sull’accordo sul Welfare. È proprio vero che la mutevolezza del clima è assai repentina.
E d’altra parte come si spiega lo “statalismo” degli annunci del centrodestra? Poveri compagni legati alle nazionalizzazioni, scavalcati a sinistra da Berlusconi che vuole statalizzare Alitalia. E come spiegare il riconoscimento storico delle date fondamentali della nostra Repubblica? Gianfranco Fini, con grande maestrìa oratoria, ho dichiarato che i valori nati dalla Resistenza non si discutono mentre una pletora di neodemocratici ha fatto a gara a rinfocolare la memoria dei repubblichini di Salò.
Mi sa che non riesco a soffrire della sconfitta perché essa è solo la plastica affermazione di un vaffanculo liberatorio ad una classe politica che, privata del disegno strategico di un’altra idea di mondo, ha trascorso un ventennio a tutelare i propri agi e i propri privilegi.
L’altra sera ho ascoltato uno degli esponenti primari di questa leva di paraculi, si chiama Chicco Testa, uno che è nato Presidente di qualcosa, dall’ambientalismo militante all’ENEL del Carbone, dalle Banche d’Affari alla Metropolitana di Roma, ora approdato al nuclearismo più spinto. Un soggetto che ha vissuto nell’oro e il cui contributo sociale è ancora tutto da investigare. Purtroppo, da quello che ho ascoltato, temo che l’Alemanno vincente su un altro parassita di lungo corso possa ripescare dall’area della pseudo-sinistra i vari Testa, perpetuando il motto dei riciclati endemici del Bel Paese: Franza o Spagna purché se magna.
Ma oggi mi godo la Festa del Lavoro, almeno un giorno all’anno sia dedicato a quanti con la tuta o con la divisa, con il camice o in giacca e cravatta, in mutande o con lo scafandro, ogni mattina si alzano e fanno pulsare il sangue a questa nostra Italia.
Ecco, se davvero ci deve essere una politica migliore, la si faccia rispettando questi milioni di donne e di uomini, pensate, voi che siete gli “Eletti” che non dovete far altro che rispettare l’articolo 1 della Costituzione della Repubblica alla quale avete prestato giuramento. Quell’articolo dice che l’Italea è una Repubblica Democratica fondata sul Lavoro. Ma mi sa che questo termine ha la singolare proprietà di essere continuamente usato da chi lo conosce più per sentito dire che per averlo praticato.
Ecco, care compagne e cari compagni, forse qui è la chiave per ricostrure una Sinistra credibile e seria: non chiediamo a chi ci vuole stare né come ti chiami né da dove vieni, ma, semplicemente, che lavoro fai? Buon Primo Maggio
Pino De Luca (pino_de_luca@virgilio.it )