Giornata mondiale vittime amianto: ancora morti e bonifica in ritardo, anche a Brindisi i numeri preoccupano
lunedì 28 aprile 2025

Amianto, allarme anche a Brindisi: ancora troppi morti e bonifiche in ritardo

 

Oggi, 28 aprile, nella Giornata mondiale in memoria delle vittime dell'amianto, l’Italia fa i conti con un bilancio drammatico: siamo il Paese europeo con il maggior numero di morti da mesotelioma, il tumore più aggressivo causato dall’esposizione all’amianto.

 

Negli ultimi dieci anni si contano circa 60.000 vittime e solo nel 2024 si sono registrati oltre 7.000 decessi. L'VIII Rapporto ReNaM dell'INAIL segnala 37.003 casi di mesotelioma maligno diagnosticati dal 1993 al 2021, con quasi il 70% legato ad esposizioni professionali, soprattutto nei settori dell’edilizia, della cantieristica e nella produzione di cemento-amianto.

 

Brindisi non fa eccezione. Secondo il report “Stato di salute della popolazione brindisina”, la città continua a registrare nuovi casi di mesotelioma pleurico, sintomo di una pesante eredità di esposizione passata. Preoccupante anche il numero di casi tra le donne, che fa pensare a esposizioni domestiche, probabilmente dovute alla contaminazione ambientale o al contatto con abiti da lavoro impregnati di fibre di amianto.

 

Nonostante il bando del 1992, l’amianto resta ancora presente in moltissimi edifici pubblici e privati. Recenti segnalazioni di scuole contaminate, come accaduto a Bologna, dimostrano che la bonifica va troppo a rilento anche a livello nazionale. A Brindisi, come in molte altre città industriali italiane, si teme che il rischio sia ancora sottovalutato.

 

L’Osservatorio Nazionale Amianto ha lanciato un appello al governo affinché si promuova un bando globale dell'amianto e si accelerino le bonifiche. Intanto, a Casale Monferrato – città simbolo di questa lotta – è stato consegnato il premio "Vivaio Eternot" a chi si batte per la memoria e la prevenzione.

 

Gli esperti avvertono che il picco dei casi di mesotelioma è atteso tra il 2025 e il 2030. Il tempo per intervenire si sta esaurendo: servono controlli più rigorosi, bonifiche vere, sostegno alle vittime e una maggiore consapevolezza del pericolo.

 

La salute pubblica non può più aspettare.

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