La madre: «Guardate quel video, non voltatevi dall’altra parte, perché in questi casi Il silenzio è un altro colpo inferto»
Picchiato senza pietà, umiliato, lasciato a terra con una costola fratturata. Aveva solo 15 anni, era disabile al 100%, diabetico e di origini straniere. Il suo unico “errore”: trovarsi al posto sbagliato, davanti alle persone sbagliate. Una baby gang di otto, forse nove ragazzi, lo ha accerchiato nella stazione ferroviaria di Galatina e ha cominciato a colpirlo con calci, pugni e persino con una cintura in pelle. A filmare tutto, una ragazza, probabilmente la fidanzata di uno degli aggressori.
Nel video — poi postato su Instagram e rimosso dopo poche ore — si sente chiaramente: «Devo riprendere tutto, oggi siamo qui con la gang del bosco». È la voce della ragazza, che si raccomanda persino con il fidanzato: «Amò, dentro ci sono le telecamere».
Ma stavolta la brutalità non è rimasta invisibile. Il video è stato acquisito dagli inquirenti e affiancato alle riprese delle videocamere di sorveglianza della stazione. Le indagini sono in corso per identificare tutti i componenti del branco.
La madre del ragazzo, invece di nascondere, ha scelto di reagire. Ha chiesto che il video venga diffuso, non per spettacolarizzare l’orrore, ma per mostrare a tutti quanto possa essere vile la violenza del branco: «Loro lo hanno cancellato, ma io voglio che sia pubblico. Voglio che tutti vedano cosa è successo, perché non accada mai più. E perché chi ha fatto questo venga identificato e fermato».
Una scelta coraggiosa, che trasforma il dolore in denuncia. E un appello potente: non giratevi dall’altra parte. Perché il silenzio, in casi come questi, è solo un altro colpo inferto.