Brindisi torna al centro delle cronache con un caso che scuote le fondamenta della politica locale: una presunta compravendita di voti alle elezioni comunali del maggio 2023.
La perizia tecnica sui dispositivi sequestrati agli indagati ha portato alla luce un potenziale sistema corruttivo basato su promesse di denaro in cambio di preferenze elettorali.
La perizia e i dati.
L’indagine, condotta dal PM Mauron Gallone e supportata dall’esperto informatico Silverio Greco dell’Università di Milano, ha analizzato una vasta mole di dati estratti da telefoni e dispositivi elettronici. Messaggi, chiamate e conversazioni su WhatsApp e altre piattaforme sembrano tracciare il disegno di un presunto sistema di compravendita di voti, con promesse di 30 euro per ciascun voto garantito.
Le origini dell’inchiesta.
La vicenda è emersa nel corso di un’indagine parallela sui furti d’auto, che aveva già portato all’arresto di Vincenzo Corsano, alias “Chiavolla”, e di altri quattro soggetti accusati di associazione per delinquere, riciclaggio ed estorsione. Proprio le intercettazioni di Corsano avrebbero fatto emergere il presunto coinvolgimento nell’acquisto di voti.
Voti fotografati e promesse di denaro.
Secondo quanto riportato nell’ordinanza, i voti sarebbero stati certificati con fotografie scattate all’interno dei seggi elettorali. Gli inquirenti sospettano che dietro al sistema ci sia un’organizzazione più ampia, con ramificazioni politiche o legate a liste civiche.
Un’attesa carica di tensione.
Al momento, la compravendita di voti non è stata formalizzata come accusa, ma il risultato della perizia potrebbe essere decisivo per confermare o smentire le ipotesi di corruzione elettorale. La comunità attende con il fiato sospeso nuovi sviluppi, che potrebbero riscrivere la narrazione delle ultime elezioni amministrative e aprire scenari inaspettati sui rapporti tra politica e malaffare.
Un caso che, se confermato, rappresenterebbe un duro colpo alla fiducia nei confronti delle istituzioni locali e dell’intero sistema elettorale.