ASL BRINDISI - Nell'Unità operativa di Ostetricia e Ginecologia dell'ospedale Perrino di Brindisi nel 2023 si è registrato un trend di significativa riduzione dei tagli cesarei primari che si è attestato al 13,88 per cento. La struttura del Perrino è al secondo posto nel territorio regionale dopo il reparto dell’ospedale Di Venere di Bari.
Questo risultato, contenuto nel PNE, il Programma Nazionale Esiti, sviluppato da Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), è frutto del continuo e costante lavoro di équipe che negli ultimi due anni è stato portato avanti dal direttore dell'Unità operativa di Ostetricia e Ginecologia, Massimo Stomati, da tutti i medici e dal personale ostetrico, infermieristico e ausiliario del reparto.
"A conferma dei grandi sforzi in ambito di assistenza ostetrica - spiega il dottor Stomati - siamo di fronte a un netto incremento del totale dei parti, con una riduzione del ricorso all’episiotomia, che si attesta all'11 per cento sul totale dei parti per via vaginale. Questo dato si accompagna a una significativa riduzione in generale del taglio cesareo, che rappresenta un indicatore importante nella valutazione della performance. Resta ancora da valutare - prosegue Stomati - il dato dei parti naturali dopo un taglio cesareo nella stessa paziente, che rientrerà tra gli obiettivi da perseguire nei prossimi anni insieme alle tecniche di partoanalgesia, una volta completati gli arredi e inaugurato il nuovo blocco parto/operatorio".
Il Programma Nazionale Esiti ha realizzato il monitoraggio delle performance assistenziali di 1.363 ospedali italiani, pubblici e privati, focalizzando l’attenzione su alcuni ambiti cruciali per la salute dei cittadini. In particolare, il programma si propone, da un lato, di fornire a livello nazionale valutazioni comparative di efficacia, sicurezza, appropriatezza e qualità delle cure erogate nell’ambito del Servizio sanitario nazionale e dall’altro di mettere a disposizione strumenti a supporto di attività di audit clinico-organizzativo, finalizzate al miglioramento della qualità. Il PNE è divenuto nel tempo uno strumento istituzionale di valutazione del Servizio sanitario, utilizzato anche a fini regolatori e di controllo. L’eccellenza nel settore sanitario è un obiettivo ambizioso in cui la misurazione e la valutazione comparativa degli esiti degli interventi sanitari sono considerate le strategie fondamentali per promuovere la qualità e l’equità dell’assistenza sanitaria.
"Per quanto concerne gli indicatori relativi all’assistenza al parto - sottolinea Stomati - il ricorso al taglio cesareo primario ha subito negli anni una progressiva riduzione, passando da una media del 25 per cento nel 2015 al 22 per cento nel 2021, senza che l’emergenza pandemica abbia influenzato in modo significativo il ricorso a questa pratica chirurgica. Nel 2022 è stata segnalata una battuta d’arresto nel trend di decrescita, con una percentuale in leggera risalita, il 23 per cento, che si conferma anche nel 2023. Queste percentuali rimangono al di sopra della soglia del 10-15 per cento che, secondo quanto indicato dall’OMS, garantisce il massimo beneficio complessivo per la madre e per il bambino. Un obiettivo che invece è stato raggiunto dall’Unità operativa di Ostetricia e Ginecologia del Perrino".
Il Decreto ministeriale 70/2015 ha fissato la quota massima di tagli cesarei primari al 25 per cento per le maternità con più di mille parti annui e al 15 per cento per quelle con volumi inferiori. Nel 2023 solo il 14 per cento delle maternità con meno di mille parti l'anno e il 68 per cento dei punti nascita con volumi superiori a mille hanno fatto registrare proporzioni in linea con il Decreto ministeriale.