RU 486: contro la 194? - Pillola del giorno dopo: quale tutela della salute della donna?
domenica 3 febbraio 2008

Brindisi, 3 febbraio 2008. In merito alla bozza di Piano Sanitario Regionale, attualmente in discussione da parte della Regione PUGLIA, ed in particolare rispetto alla distribuzione libera e gratuita della cosiddetta “pillola  del giorno dopo” nei consultori familiari pubblici, il Forum delle Associazioni Familiari dichiara quanto segue


Come riportato dal foglietto illustrativo del Norlevo, nome commerciale del preparato in oggetto, la pillola del giorno può avere un duplice meccanismo d’azione. Se assunta lontano dall’ovulazione, essa può agire come un normale contraccettivo, inibendo questo fondamentale fenomeno biologico; ma se assunta in fase fertile,la forte carica ormonale del preparato ( 2 dosi da 750 mcg di levonorgestrel) altera l’endometrio, cioè la mucosa che riveste la cavità uterina  in modo tale da rendere impossibile l’annidamento dell’embrione già formato. In tal caso, evidentemente, il farmaco non agiste come contraccettivo, bensì come antinidatorio, provocando quindi  un aborto precoce.
E’ fondamentale, dunque, l’informazione, chiara e completa, della paziente, nonché assicurare  il diritto all’obiezione di coscienza da parte del Sanitario prescrivente, così come stabilito dal pronunciamento sul tema del Comitato nazionale di Bioetica del 2004, nell’esercizio di un diritto fondamentale della persona costituzionalmentegarantito.
 Come riportato dal  foglietto illustrativo del farmaco è sconsigliabile la sua somministrazione ripetuta entro uno stesso ciclo mestruale, per evitare alla paziente un carico ormonale troppo elevato
 
Ci chiediamo come, in mancanza di un registro relativo alle dosi di farmaco prescritte e/o somministrate ad una stessa paziente nel corso dello stesso ciclo, si possa assicurare la prevenzione di quegli inopportuni sovraccarichi ormonali e di quelle patologie correlate al suo utilizzo 
Infine, come Sanitari e come Famiglie, ci chiediamo quali possano essere le conseguenze di questa iniziativa della Regione Puglia sulla salute riproduttiva e sul benessere psico – sessuale di coppia, soprattutto per le nuove generazioni, laddove, invece, in una realtà come quella pugliese, si avverte l’urgente bisogno di seri interventi e percorsi miranti ad una adeguata e corretta educazione dell’affettività e della sessualità, che insegnino a coniugare l’amore con la responsabilità ed il pieno rispetto delle persone coinvolte nel rapporto di coppia, nonché alla prevenzione di patologie serie come le malattie sessualmente trasmesse, riconosciute tra le cause più significative dell’aumentata incidenza della sterilità di coppia.


Circa poi l’utilizzo della RU 486 come farmaco in grado di agire provocando l’induzione medica della interruzione volontaria di gravidanza, il Forum delle Associazioni Familiari sottolinea l’esistenza, nella letteratura medica internazionale di almeno 16 casi  di decessi avvenuti, in varie parti del mondo, successivamente all’utilizzo di questo farmaco.
Ricordiamo inoltre che, perché possa agire in modo efficace, questo farmaco va assunto entro il 49° giorno di amenorrea, cioè  entro 7 settimane dall’ultima mestruazione. Pertanto, visti i tempi ristretti per la somministrazione della Ru486, come si può pensare che entro  questi limiti di tempo la donna non solo maturi la decisione di abortire, ma - così come previsto dagli artt. 1 e 2 della legge 194/78 - vengano messi in atto tutti i tentativi necessari a rimuovere le cause che inducono la donna a richiedere l’Ivg?
In altre parole: ci sembra che l’uso dell’Ru486 non permetta l’applicazione integrale della legge 194, specialmente nella sua parte preventiva , e di fatto condanna sempre di più la donna che abortisce alla solitudine, al silenzio, e rende dramma, fatto privato un dovere ed una priorità pubblica, quale la tutela della vita umana nascente, cui lo Stato è impegnato dall’art.1 della legge 194.


E’ urgente una grande operazione di rilancio dei Consultori familiari, statali e non statali, una rivisitazione delle loro modalità operative, la formazione permanente delle figure che vi sono impegnate, valorizzando il contributo delle associazioni familiari e di quelle di volontariato. Proviamo a chiedere ad una donna immigrata, gravida, in difficoltà, se vuole l’Ru486 e se vuole una mano concreta di aiuto: forse, la risposta non tarderà ad arrivare, e sarà per la vita di una mamma e del suo bambino.


Chiediamo pertanto alla Regione Puglia di aprire un tavolo tecnico sul tema della prevenzione dell’Ivg e dei Consultori familiari, che coinvolga, oltre alle Istituzioni competenti,le Associazioni Familiari e le organizzazioni impegnate ed operanti in Regione per il sostegno alla gravida in difficoltà e la prevenzione delle IVG.


da Bari, 3 febbraio 2008