Pubblichiamo le dichiarazione del consigliere regionale Fabiano Amati.
“La ASL Brindisi si sveglia dal letargo durato ventiquattro anni e stabilisce che nel Centro di riabilitazione di Ceglie Messapica non sono assicurati i requisiti organizzativi minimi, per cui nelle more dell’adeguamento ha disposto il trasferimento dei pazienti in altre strutture. In pratica, il Centro è chiuso, con buona pace dell’assistenza e dei posti di lavoro.
A questo punto sorge il dubbio che siamo di fronte a un ennesimo favore alla Fondazione San Raffaele del gruppo Angelucci, un dubbio che genera un sentimento di “guerra” a tutela dell’interesse pubblico al mantenimento del Centro e alla sua gestione pubblica. Un sentimento che mi fa chiedere al Presidente Emiliano, l’avocazione dell’intera vicenda alla gestione del Dipartimento Salute, realizzando di fatto un commissariamento del management aziendale.
Infatti.
"Prima dell’entrata in vigore della legge d’internalizzazione, tutte le visite ispettive della ASL avevano dato esito favorevole alla gestione del San Raffaele, si svolgevano addirittura visite a favore di telecamere con autorità dello Stato e si distribuivano encomi senza risparmio.
"Dopo l’entrata in vigore della legge d’internalizzazione e ovviamente dopo una sequenza di sollecitazioni all’attività ispettiva, accolte sempre con timidezza e riluttanza, emerge un quadro di carenza di requisiti ampiamente noto a tutti e sino a questo momento ignoto solo alla ASL, che avrebbe dovuto indurre non a chiudere il Centro di riabilitazione ma a integrare il personale mancante per garantire il setting assistenziale con il personale della ASL, perché la struttura - e lo ripeto sino alla noia - è di proprietà pubblica e strettamente connessa con l’ospedale Perrino. Com’è è possibile, dunque, immaginare, la chiusura di un servizio pubblico per inadempienze di un soggetto in sperimentazione gestionale peraltro illegittima?
Prima dell’entrata in vigore della legge d’internalizzazione, tutte le richieste economiche della fondazione San Raffaele erano soddisfatte, senza particolari controlli di sorta.
Dopo l’entrata in vigore della legge d’internalizzazione, si è scoperto un pagamento delle prestazioni accorpando i diversi codici d’assistenza, superando i tetti assegnati e compensando, con questo meccanismo, il canone di locazione a carico del San Raffaele. Ciò vuol dire, ovviamente, che l’emergere di tale irregolarità sta comportando un ridimensionamento nel pagamento delle prestazioni e quindi una mancata convenienza della Fondazione San Raffaele a continuare a gestire il servizio, almeno sino al 4 settembre (data dell’udienza dinanzi al TAR). Ne deriva, in ciò consistendo il sospetto di favore del provvedimento ASL nei confronti della Fondazione San Raffaele, che la chiusura del servizio da parte della ASL assolverà la Fondazione San Raffaele dalla doverosa rinuncia al servizio, rendendola indenne da ogni conseguenza sugli inadempimenti e - purtroppo - sabotando il passaggio ordinato e senza soluzione di continuità nella gestione interamente pubblica.”