Torre Guaceto sempre più protetta. Il Consorzio di Gestione della riserva avvia in accordo con il Ministero dell’Ambiente il primo caso italiano di fermo pesca annuale. L’obbiettivo è la crescita della popolazione ittica e la diminuzione dell’impatto antropico sul mare. La videosorveglianza impedirà i tentativi di frodo.
Il progetto è stato ideato per permettere alla fauna ittica di riprodursi e crescere tanto in termini di numero di esemplari, quanto di dimensioni, a beneficio non solo di Torre Guaceto, ma dell’intera costa salentina, grazie al fenomeno della dispersione larvale che di fatto, per via delle correnti marine discendenti presenti, porta tanti pesci nati in riserva a popolare le acque pugliesi sino al basso Adriatico.
Il piano pilota approvato dal Ministero dell’Ambiente, vedrà ancora una volta i pescatori professionisti protagonisti delle attività condotte dal Consorzio di Gestione di Torre Guaceto.
Come si è arrivati a questa importante azione. Istituito nel 2000, il Consorzio si è subito impegnato per porre rimedio ai danni provocati all’ecosistema marino da decenni di pesca indiscriminata condotta anche attraverso l’uso di esplosivi. Da qui il fermo pesca di 5 anni, gli studi portati avanti con le Università, l’ideazione del modello di pesca sostenibile di Torre Guaceto, oggi replicato in svariate Aree Marine Protette del mondo: autorizzazione di pesca concessa solo ai professionisti dei Comuni di pertinenza, Brindisi e Carovigno, una volta a settimana, con reti da posta a maglia larga ed esclusivamente nell’area più esterna e meno delicata della riserva, la zona C.
Grazie a questa strategia di governance, il mare di Torre Guaceto è stato ripopolato e la natura è tornata a crescere rigogliosa, gli stock ittici sono cresciuti in modo esponenziale. Tornati a pescare, gli artigiani del mare hanno registrato le più alte rese mai ottenute nell’ambito della piccola pesca costiera e sono diventati i più grandi alleati del Consorzio.
Oggi, a quasi 20 anni dall’avvio del programma che ha reso celebre Torre Guaceto, un’altra minaccia ha imposto la necessità di un nuovo intervento: la pesca illegale. I pescatori di frodo hanno danneggiato l’importante lavoro condotto dall’ente di gestione ed i pescatori professionali. E, dopo ulteriori studi scientifici, nell’ambito del confronto continuo con il comparto pesca, si è deciso di fermare l’attività per un anno.
Nel periodo di blocco, per i primi 9 mesi, i pescatori che lavoravano in riserva coadiuveranno il Consorzio nel monitoraggio marino all’interno della Zona Speciale di Conservazione Torre Guaceto-Macchia San Giovanni, area che va da Brindisi ad Ostuni ed include l’area protetta, negli ultimi 3 mesi saranno invece impegnati nella valutazione delle rese di pesca all’interno dell’AMP per verificare i risultati sortiti dal fermo.
Ma l’impegno dell’ente non si limita alla realizzazione di studi scientifici e all’imposizione di fermi pesca, per combattere la piaga della pesca di frodo, il Consorzio ha installato un innovativo sistema di videosorveglianza nell’area protetta al fine di richiedere l’intervento delle forze dell’Ordine ad ogni tentativo di pesca illegale prima che questo si consumi. E l’attività ha già dato i suoi frutti.
I militari del reparto navale del comando della guardia di finanza di Brindisi hanno intercettato e bloccato alcuni soggetti.
“Miglioreremo così lo stato di salute di Torre Guaceto e aumenteremo i nostri standard di tutela – ha commentato il presidente del Consorzio di Torre Guaceto, Rocky Malatesta -, ringraziamo i pescatori professionisti che non mancano mai di sostenere le attività dell’ente. Stiamo facendo quanto di nostra competenza per debellare la piaga della pesca di frodo, l’auspicio è di raggiungere l’obbiettivo grazie anche ad uno straordinario impegno delle forze dell’Ordine”.