BRINDISI - Nell'aula Metrangolo, Giuseppe Ferrarese ha finalmente raccontato il drammatico epilogo della tensione innescata dal furto di una Lancia Delta nel quartiere Perrino di Brindisi. La vittima, Giampiero Carvone, aveva proposto a Ferrarese di rubare un'auto per recuperare i pezzi di ricambio necessari a riparare la Lancia danneggiata. Una proposta che avrebbe portato a una tragica colluttazione la sera del 9 settembre 2019.
Ferrarese ha confessato di aver sparato, ma ha sorprendentemente dichiarato: "Non volevo ucciderlo. Ho sparato alla caviglia." Secondo la sua versione, Carvone, dopo il rifiuto di partecipare al furto, sarebbe salito in casa sua, riemergendo armato di una pistola. "Ho preso la pistola per difendermi", ha dichiarato Ferrarese. Una lotta accesa si è scatenata, durante la quale Ferrarese avrebbe preso il controllo dell'arma e sparato, mirando alla caviglia di Carvone. Tuttavia, il colpo ha colpito la nuca, causando la morte della vittima.
Le dichiarazioni di Ferrarese hanno stupito la corte, poiché ha negato l'esistenza di complici, respingendo l'accusa di aver coinvolto altre persone nell'omicidio. "Non c'erano complici. Ho agito da solo", ha sottolineato. Ha spiegato che la sua confessione è motivata dalla pressione sulla coscienza e dal peso emotivo che sentiva, soprattutto dopo aver visto il padre di Carvone piangere.
Il padre della vittima, Piero Carvone, ha assistito impassibile alla testimonianza di Ferrarese, l'uomo che un tempo era stato amico di suo figlio. La corte dovrà ora valutare la veridicità di questa nuova versione dei fatti e determinare se l'omicidio di Giampiero Carvone sia stato un tragico incidente o un atto deliberato di violenza.