Brindisi, al Verdi arriva Flavio Insinna con "Gente di facili costumi"
lunedì 4 dicembre 2023
 

BRINDISI – Teatro Verdi - In una società come la nostra hanno ancora valore l’onestà, la dignità e il rispetto per le persone?

Il Nuovo Teatro Verdi di Brindisi ospiterà in prima nazionale la commedia "Gente di facili costumi" il 29 dicembre, con in scena due straordinari interpreti, Flavio Insinna e Giulia Fiume, e la regia di Luca Manfredi. L'opera, andata in scena per la prima volta nel 1988 con Nino Manfredi come protagonista, è un omaggio al grande attore e regista scomparso nel 2004. Questo spettacolo del Teatro Pubblico Pugliese è organizzato con la partecipazione della Fondazione Nuovo Teatro Verdi, con una durata di 90 minuti.

La trama si svolge in una città cosmopolita, dove le luci brillanti celano le solitudini di chi vive ai margini. Anna, con la sua vita notturna e la professione ai margini della società, incarna uno spirito libero segnato dalla malinconia. Torna a casa all'alba, quando la città dorme e gli abitanti si nascondono dietro facciate di comodo. La routine di Anna, tra rumori notturni e il suono dell'acqua che riempie la vasca, simboleggia il desiderio di rompere il silenzio della solitudine.

Ugo è un intellettuale la cui raffinatezza si scontra con un mondo cinico e indifferente. Le sue notti insonni, dedicate a scrivere sceneggiature ignorate, riflettono la sua lotta interiore. Il suo universo di parole e idee si scontra con la realtà di Anna.

Quando i due si incontrano, scatta una scintilla di accettazione. Nonostante le iniziali resistenze, iniziano a riconoscere nelle loro differenze un motivo per avvicinarsi. La forzata convivenza li porta a scoprire gli aspetti più autentici e vulnerabili l'uno dell'altro. Ugo trova in Anna un'ispirazione inaspettata, mentre lei vede in lui una figura di sicurezza e stabilità. Le loro conversazioni notturne e i gesti di cura reciproca diventano i fili che tessono una trama di affetto. “Gente di facili costumi”, scritta da Nino Manfredi e Nino Marino, è un esempio di come il teatro possa combinare curiosità e introspezione.
L’opera mette in focus una classe piccolo-borghese, abilmente ritratta con un mix di aspirazioni intellettuali e una vena di ironia, specie nei confronti della morale e della cultura tradizionale. Lo sviluppo narrativo sottolinea l’abilità di Manfredi e Marino nel creare un racconto che, pur stimolando riflessioni critiche sui costumi sociali, rimane piacevolmente coinvolgente.
Nell’orizzonte della commedia all’italiana, la pièce si distingue per la sua enfasi su elementi comici tra battute esilaranti, equivoci e sorprese. Giulia Fiume si muove sul terreno di un realismo straordinario che fonde palcoscenico e realtà, regalando al personaggio una umanità e una profondità che superano lo stereotipo della “etera”. Flavio Insinna esplora un crinale fatto di battibecchi e riconciliazioni fino a un finale nel quale i due protagonisti si incamminano verso una nuova vita borghese: la storia, pur aderendo alle convenzioni della commedia all’italiana, offre una narrazione ricca e sfaccettata attraverso una commistione tra realtà e finzione, umorismo e compostezza.

Ecco come Nino Manfredi presentava il suo lavoro: «Una commedia che sviluppa in maniera paradossale un fondamentale problema etico. Gli ideali politici non difendono più gli interessi del Paese; la creatività e la fantasia sono messi al servizio dell’imbonimento pubblicitario.
Viviamo in una società in cui i valori più elevati vengono svenduti e liquidati, perché il bello, il vero e il buono sono asserviti all’inutile. Paradossalmente quello che è rimasto più coerente a se stesso è il mestiere più antico del mondo. Le prostitute continuano a fare ciò che hanno sempre fatto con chiarezza, senza sottintesi o simulazioni, oseremmo dire restando sempre nel paradosso, onestamente.
Un intellettuale e una prostituta, protagonisti della commedia, assumono il ruolo emblematico di rappresentanti di questa mutevole società: l’intellettuale presume di appartenere a una casta detentrice del potere culturale; la prostituta, la peccatrice, l’emarginata, si esprime con l’antico, anche se molto personale, linguaggio… della verità».

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