E’ quello che speriamo e chiediamo da anni anche alla Regione Puglia, per la quale questo centro è caduto nel dimenticatoio, nonostante le tante proposte da noi avanzate per creare nuove occasioni di sviluppo e lavoro buono. Così, salvo ricordarsi di Brindisi solo per iniziative dallo scarso impatto occupazionale e che affossano il futuro del porto e del suo sviluppo – vedi la vicenda del “bombolone Edison” che relega la maggiore risorsa del territorio a deposito di carburanti e uccide lo sviluppo della logistica -, assistiamo invece a pregevoli iniziative a favore di altri territori, nonostante anche il nostro territorio abbia qualificate strutture su cui investire. Una di queste è proprio la Cittadella della Ricerca.
Negli ultimi mesi abbiamo assistito – ad esempio – alla nascita di importanti realtà tra cui: il Next Hub di Deloitte a Bari che darà occupazione per 1500 giovani talenti in possesso di una laurea in discipline scientifiche (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) e a giovani che abbiano conseguito un diploma. O ancora il nuovo Digital Solutions Center (DSC) di Pirelli, sempre, a Bari per almeno altri 50 posti ad alto valore aggiunto.
A Brindisi invece assistiamo al disimpegno totale verso un centro che dal 1998 – quando venne inaugurato come Centro di ricerca Pastis Cnrsm – era stato punto di riferimento per tante aziende del territorio e non. Una eccellenza al punto di essere candidata nel 2018 dalla Regione per ospitare un Centro di Ricerca dell’Enea sulla fusione nucleare (un investimento di circa 500 milioni di euro e 1.800 posti di lavoro). L’investimento finì a Frascati. Da allora nessuna attenzione e il declino.
La Camera del lavoro di Brindisi non può accettare che un incubatore dalle potenzialità altissime finisca nell’oblio, proprio nel momento in cui è sempre più urgente la necessità di investire in Università, Ricerca e Formazione per avviare rilancio economico, sviluppo sostenibile e occupazione in questo territorio.
Anche perché, da quanto risulta alla Cgil, l’Amministrazione provinciale -già da un anno – ha presentato un progetto per un “Intervento di riqualificazione e rifunzionalizzazione del comprensorio Cittadella della Ricerca di Brindisi – Ecosistema dell’Innovazione Circolare”, del valore di 45 milioni di euro.
La struttura – che ospita circa duecento tra ricercatori dell’Enea, del Cetma, del Distretto tecnologico aerospaziale e di aziende private, oltre ad alcuni docenti universitari del corso di laurea in Ingegneria e dell’Istituto tecnico superiore (Its) dell’aerospazio -, in mano alla Provincia, potrebbe trovare nuova vita se il Governo in primis e la Regione poi si degnassero di finanziarlo.
Le risorse al Governo non mancano visto che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) mette sul piatto complessivamente un miliardo di euro alla Missione 1 (digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo). E nemmeno alla Regione, che oltre a richiedere il giusto finanziamento dei Fondi di Sviluppo e Coesione (Fsc), potrebbe utilizzare altri canali.
Di idee per rilanciare la struttura, la Camera del lavoro ne ha proposte tante in questi mesi. Intanto la si può rivalutare come sede dell’Università e come centro di ricerca entrando nella filiera dell’industria energetica e delle fonti rinnovabili, nella filiera degli studi e della progettazione della tecnologia dell’idrogeno verde, ma anche in quella dell’industria della creatività, delle arti, dell’intelletto, dell’audiovisivo che stanno diventando un pilastro importante della economia del nostro territorio. E a tal proposito avevamo suggerito anche che il Cetma può diventare, tra le altre cose, un importante attrattore culturale grazie alle sue potenzialità – anche in termini di strutture: laboratori, sale multimediali, in grado di produrre cinema e materiale audiovisivo di animazione, effetti speciali e altro a cui si può aggiungere la produzione di cartoons – con la sua attività di supporto ad aziende e start up.
Le potenzialità non mancano e i progetti nemmeno, quindi la Ministra e la Regione possono impegnarsi in maniera tangibile dimostrando che quelle parole non sono di circostanza, ma rappresentano un impegno reale.
Dopo gli inviti e i suggerimenti riteniamo sia giunto il tempo che la Regione convochi un tavolo urgente per spiegarci cosa intende fare per questa struttura e per questo territorio. Siamo pronti a mobilitarci per rimettere in moto una risorsa per tutta la collettività brindisina, anche per contribuire a diminuire i divari storici che oggi esistono fra il nostro territorio col resto dell’Italia del nord e anche della Puglia. Istruzione, Università, Formazione, Ricerca e Reti Digitali dovranno essere tra i capisaldi per lo sviluppo del nostro territorio e soprattutto per dare la certezza di un futuro per i nostri giovani che sempre più abbandonano il proprio luogo d’origine per emigrare in un’altra parte d’Italia.
Antonio Macchia
Segretario Generale