Per la Fim Cisl, il piano industriale ripercorre ad arte le motivazioni della crisi con tanto di numeri relativi a produzione e conto economico, previsioni future e relative azioni da mettere in atto. Traspare chiaramente la decisione scellerata di ridimensionamento del gruppo, che prevede la chiusura dello Stabilimento DEMA di Brindisi e una probabile cessione di quello di DAR, per la quale non vi è nessuna rassicurazione formale del mantenimento dei livelli occupazionali. Risultato? 150 famiglie del territorio brindisino si trovano a vivere una situazione angosciante.
«Per noi, per i lavoratori e per l’intero territorio questo non è accettabile. Appare palese – aggiungono – che l’obiettivo della proprietà è quello di produrre un piano che possa trovare l’accoglimento dei creditori ma questo non può e non deve essere fatto sulla pelle dei lavoratori. Il piano industriale, a nostro avviso, si presenta lacunoso e con un’infinità di inesattezze perché le motivazioni della crisi non possono essere solo addotte al covid o alla guerra ma risiedono in una gestione fallimentare durata anni. Una gestione che è stata capace di dilapidare 120 milioni di euro e la responsabilità di questo è da ricercare soprattutto in capo al fondo finanziario proprietario del gruppo che non ha vigilato a dovere. L’unica cosa certa è che la crisi non è da imputare alle maestranze».
È vero, l’Italia è il paese dove tutto può accadere ma è paradossale che la proprietà prima sperpera un’infinità di denaro, compreso quello pubblico, per poi rivolgersi per l’ennesima volta al tribunale di Napoli per concordare una riduzione dei propri debiti e il tutto si risolve con un colpo di spugna e con un taglio occupazionale massiccio.
Secondo i metalmeccanici della Cisl, non è possibile che, in un mercato come quello aerospaziale, che vede una crescita significativa in ogni suo settore per i prossimi venti anni, l’unica azienda che non riesce a programmare un futuro senza tagliare sul personale è la DEMA. A qualcuno piace vincere facile perché sicuramente è più facile chiudere che fare l’imprenditore.
«Oggi la priorità delle istituzioni partendo dal sindaco di Brindisi, passando dalla Regione Puglia, fino ad arrivare al Mimit deve essere la salvaguardia dell’occupazione. Il nostro territorio – osservano Tamburrano e Bruni – non può permettersi, ancora una volta, di assistere inerme ad una perdita di posti di lavoro e di conseguente professionalità in un settore, quello dell’aerospazio, che rappresenta il fiore all’occhiello e del quale ci fregiamo di avere creato un “distretto”. Continuiamo a denunciare la mancanza di confronto serio e costruttivo da parte aziendale e a ribadire che non possiamo accettare nessun piano che non preveda la centralità dei siti brindisini e la piena saturazione delle maestranze ad oggi in carico.
Questo pensiero lo abbiamo già condiviso con le altre organizzazioni sindacali e con le forze politiche di tutti gli schieramenti, sia territoriali che regionali, alle quali facciamo nuovamente appello affinché si facciano parte attiva nel portare il problema alle istituzioni nazionali. La perdita di un solo posto di lavoro è un fallimento dell’intero territorio. Con Fiom e Uilm – concludono – abbiamo già fatto richiesta di incontro alla Regione Puglia e al Sindaco di Brindisi per mettere in campo da subito tutte le azioni necessarie».
(immegine di repertorio)