Lagambiente Puglia sul tema energia: politica schizofrenica e futuro rinnovabile in Puglia
venerdì 31 marzo 2023
- Riceviamo e pubblichiamo una nota di Doretto Marinazzo, responsabile Energia Legambiente Puglia.  -

 

La politica energetica in Italia è a dir poco schizofrenica: nello stesso giorno infatti, ci sono state due audizioni in commissioni parlamentari sul gasdotto ISMET-Poseidon che dovrebbe approdare ad Otranto e sui poli energetici delle rinnovabili a Brindisi ed a Civitavecchia, mentre a livello europeo il governo italiano si è astenuto in meriti alla risoluzione concernente il passaggio dal 2035 dai motori endotermici a quelli elettrici nell’autotrazione.

La Puglia è al centro di questa contraddizione perché contemporaneamente si vuole dare il via al gasdotto ISMET- Poseidon per una portata annua di 10 mld di metri cubi di gas metano e dal raddoppio della portata annua del gasdotto TAP, fino a complessivi 20 mld di metri cubi di gas metano, nel contempo finalmente chiudendo la storia della centrale termoelettrica di Cerano, per attivare quel polo energetico delle rinnovabili già esposto da ENEL nel convegno organizzato a Brindisi da Legambiente e CGIL nell’aprile 2022.

La schizofrenia è tanto più evidente in Puglia perché i 30 mld di mc annui di gas metano, sono praticamente quelli che pretestuosamente sono stati collegati alle misure emergenziali legate alla liberazione dalla dipendenza dai 29 mld di mc annui di gas russo, per poi in realtà dare il via all’hub del gas in Italia in deroga a leggi nazionali quali quelle che avrebbero dovuto, ad esempio, imporre la Valutazione di Impatto Ambientale e quella sui Rischi di Incidenti Rilevanti nel caso della collocazione a Piombino ed a Ravenna delle due navi rigassificatrici del ben più costoso GNL.

Legambiente ha sempre sostenuto la creazione in Italia di un hub energetico delle rinnovabili con la Puglia al centro di questa programmazione.

Il Polo Energetico delle Rinnovabili, portato avanti da ENEL, come già annunciato quasi un anno fa, può essere costituito da progetti prioritari in aree non occupate dalle sezioni della centrale termoelettrica Brindisi Sud e dopo la chiusura dell’impianto nel 2025 anche sulle aree dismesse.

I primi interventi riguardano una giga Factory per la produzione di pannelli fotovoltaici che utilizzino anche materie plastiche derivate da riciclo.

Un impianto fotovoltaico ed uno che porti alla produzione di idrogeno verde ed una linea di produzione di batterie per l’accumulo di energia, anche utilizzando sabbia. A questo proposito va detto a chi dice di non volere la dipendenza dalla Cina per il ricorso al litio, che questo componente è presente in paesi collegati all’Unione Europea, che sono avanzate le sperimentazioni per ricorere al magnesio e che il CNR a Lecce, sta sperimentando il ricorso a chinoni ricavati da radici di alberi.

All’atto della dismissione della centrale termoelettrica, potrà essere esteso il ricorso a impianti di produzione da fonti rinnovabili e soprattutto alle filiere connesse.

Nell’area SIN di Brindisi sono previsti vari progetti, anche dell’ENEL, oggi ostacolati dall’assenza di quella analisi di rischio disposta e mai imposta, dal ministero dell’ambiente oltre 15 anni fa e da interventi di bonifica che oggi non raggiungono il 10 % su tutte le matrici ambientali interessate.

Legambiente è pienamente d’accordo con la proposta di Elettricità Futura, importante sezione di Confindustria nazionale, che propone 20 GW all’anno da fonti rinnovabili in Italia, con produzione di decine di migliaia di posti di lavoro.

La Puglia può essere al centro di questo programma e in tal senso possono essere importanti parchi eolici offshore, a quelle condizioni poste da Legambiente nella fase di scoping relativa ai progetti presentati da Falck Renewables e dagli articolati pareri espressi dalla commissione ministeriale che ha esaminato tali progetti.

Sono inaccettabili l’assalto alla diligenza a cui stiamo assistendo con la proliferazione di richieste di concessioni demaniali e di presentazioni di progetti e notizie relative a possibili intese sottobanco fra imprese per “spartirsi” aree destinate a nuovi impianti.

Sono fondamentali studi di fattibilità che garantiscano trasparenza e partecipazione nei processi decisionali prima delle fasi di VIA, la scelta circoscritta su impianti che rispondano alle condizioni sopra richiamate e che siano vicini a porti nei quali sia garantita la cantieristica.

Per essere chiari fino in fondo, le decisioni devono avvenire con il pieno coinvolgimento delle amministrazioni e delle comunità dei territori interessati e un parco eolico (e non più parchi eolici), può essere realizzato a sud di Brindisi, soltanto a condizione che nel porto della città adriatica si crei la cantieristica, caratterizzata dal ricorso alle industrie metalmeccaniche presenti, alla produzione di turbine per le quali vi è significativa presenza di know out ed esperienza, alla realizzazione di torri , anche telescopiche, in stabilimenti del territorio ed all’utilizzo delle pale eoliche innovative nello stabilimento di ACT Blade nell’area retroportuale di Brindisi di ACT Blade, a cui Legambiente ha dato pieno sostegno, parallelamente ai programmi di Enel Logistic per lo sviluppo dello scalo intermodale del porto che può essere seriamente compromesso dai progetti della colmata e del deposito costiero di GNL.

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