Pare ormai certo che Paolo Stasi sia stato punito per uno sgarro negli ambienti della droga.
La pista, una ipotesi investigativa da accertare, è quella indicata dai giudici del Tribunale del Riesame di Brindisi nell’ordinanza con cui è stata respinta la richiesta di restituire gli 8.960 euro e la pistola a gas sequestrati nella prima mattinata del 3 dicembre scorso al ragazzo di 18 anni indagato con un 19enne per stabilire se è vero che abbiano pianificato ed eseguito l’omicidio di Paolo Stasi.
Ora si stringe il cerchio sul coinvolgimento della vittima e della vittima con la madre.
Negli ultimi giorni pare che ci sia la scelta della madre di rompere definitivamente il silenzio e ciò potrebbero avere per lei anche delle conseguenze, perchè pur di fornire un contributo per assicurare alla giustizia l’omicida del figlio, lei potrebbe venire incriminata in qualche modo.
Dato che ci sono riferimenti nei messaggi scambiati da Paolo Stasi con la madre al ragazzo indagato e della sua attività di spacciatore
Inoltre ci sono le affermazioni della stessa madre quando il 24 novembre è stata sentita dai carabinieri in cui ha aggiunto che la droga del 18enne sarebbe stata confezionata e custodita nella loro casa.
E ancora, si parla di continui contatti telefonici fra Paolo Stasi e l’indagato poco prima dell’omicidio.
La famiglia Stasi intanto si è affidata all’avvocato Domenico Attanasi per seguire gli esiti dell’inchiesta.
L’inchiesta che dovrà accertare, fra le altre cose, se è vero che il 18enne si prestò a trarre in inganno Paolo Stasi, dandogli appuntamento davanti l’ingresso della sua casa dove poi si presentò il sicario che sparò due colpi di pistola di piccolo calibro centrandolo prima al petto (il colpo mortale) e poi ad una spalla mentre il ragazzo cercava di fuggire.