L’analisi di “Med & Italian Energy Report” realizzato da Srm-Banca Intesa e dal Politecnico di Torino sulle interconnessioni tra transizione ecologica e decarbonizzazione, futuro del trasporto navale e attuazione di modifiche già esistenti, con riferimento particolare al Mediterraneo e al ruolo dell’Italia, si capisce che bisogna dare una accelerata nella transizione, in tal senso, in quasi tutti i 59 porti nazionali, e in particolare negli scali a vocazione energetica/industriale come è Brindisi!
Serve quanto prima un adeguamento al programma europero che prevede aree industriali e portuali trasformate verso quella che è la sostenibilità green, ed in particolare la decarbonizzazione, e l’innovazione tecnologica.
I primi cinque hub portuali energetici Italiani sono Genova, Cagliari, Augusta e Milazzo nel Tirreno, e Trieste in Adriatico, ma anche Brindisi può dire la sua; ed ha progetti e infrastrutture anche in fase di realizzazione per mettere a disposizione delle navi banchine servite da energia green e combustibili per propulsori navali a gas naturale liquefatto e in fasi successive, a quelli alimentati a idrogeno, metanolo e ammoniaca.
Dal punto di vista civico bisogna sempre trovare la soluzione più condivisa a quelli che sono i problemi di convivenza tra città ed il porto industriale/energetico per configurare i bacini portuali non solo come utilizzatori di energie green, ma anche di produttori delle stesse per usi di banchina e usi industriali nelle aree retroportuali.
Serve anche, sostiene Giampieri di Assoporti, “una visione politica strategica sostenuta da adeguate misure legislative nazionali e dei relativi decreti attuativi.”