Krrrrr krrrrr krrrrr, pausa, krrrrr rispondo: chi è? Danilo, da un numero che non è il suo. È sempre un piacere sentirlo, mi chiama per dirmi di un libro, nonsolomamma, che verrà a presentare con l’autrice Claudia De Lillo, il 25 ottobre.
Il titolo del libro è sospetto ma Danilo è uno serio e merita fiducia. 25 di ottobre, vedo in televisione la Kermesse del PD al Circo Massimo. Bagno di folla, duemilioni e mezzo secondo Walter, duecentomila secondo Berlusconi.
Le distanze sono ampie. Veltroni è su un palchetto, ascolto con attenzione. Parla a lungo, suda, ci mette il cuore. Dice molte cose condivisibili. Mi ricorda Topo Gigio, lo dico senza alcuna ironia. È singolare come Topo Gigio riesca a scatenare l’entusiasmo di tanta gente, magari molta di quella non farà le cose che dice il capo, ma lì: si entusiasma e batte le mani. Bello l’inno di Mameli cantato in coro.
25 di ottobre, sono le diciannove e sono a Brindisi, Camera a Sud. Entro, una quindicina di persone, pochissimi i volti che mi son noti, eccolo Danilo, non posso fare a meno di pensare a Frodo Baggins, lo dico con grande affetto davvero.
Il posto è piccolo e pieno di libri come si conviene ad una libreria, una ventina di sedie sono distribuite tra gli scaffali. Tutto è disordinato, di quel disordine speciale dove è facile trovare ogni cosa. Una sorta di “entropia confidenziale” che invita alla relazione umana. Non ero mai stato prima in questo posto eppure mi sembra di conoscerlo da sempre.
Difficile muoversi senza chiedere permesso e, per me che sono ampio, senza sfiorarsi. Ma tutto avviene con garbo, a bassa voce e senza alcun fastidio. Un posto piccolo ma nel quale ci si sente assolutamente liberi. Non comprendo se è frutto di geniali architetti o è una bellissima generazione del caso. Decido che è inutile investigare, me lo godo e basta.
La padrona di casa per questa sera si chiama Valentina, graziosa ragazza alta e di rari verbi, incline al marketing oggettivo. Danilo-Frodo mi presenta l’autrice di questa sera, Claudia, milanese dagli occhi sorridenti, piccola e colorata. Ha capelli lisci ma me la immagino con i boccoli: è, senza alcun dubbio, Rosie Cotton. La curiosità sollecita il punto interrogativo, l’educazione mi impone il silenzio.
Ci assiepiamo silenti, incredibile come un luogo così piccolo possa accogliere così tante persone. Frodo e Rosie son li, seduti che dialogano sul libro. Su un libro-nonlibro che viene da un luogo-non luogo in uno spazio-non spazio e ha come nesso centrale il tempo, come variabile e come concetto.
L’incipit prelude una di quelle conversazioni che attentano alla funzionalità delle gonadi maschili. E invece tutto scivola in un dialogo che diventa polilogo tanto forbito quanto divertente. Lo scetticismo iniziale che mi ha fatto dubitare della autenticità del lavoro e della salubrità neuronica di Danilo-Frodo è stata smentita ampiamente. La lettura di alcuni passi del libro e le straordinariamente semplici riflessioni di Claudia-Rosi inducono alla necessità di leggerlo, quel libro dal titolo ingeneroso e qualificabile come insulso.
Un libro che oso definire assolutamente rivoluzionario. Ridefinisce finalmente il concetto di famiglia nel ventunesimo secolo, eliminando l’obsoleta e improponibile dialettica tra famiglia chiusa e famiglia aperta e ridisegnandone completamente la forma: la famiglia è un toroide.
Danilo-Frodo ha, plasticamente, distrutto il vecchio anello per forgiarne uno nuovo: un anello di Möbius e farne dono a Claudia-Rosie.
Rimangono tanti i problemi aperti da chi è nonsolomamma, già qualcuno lo ha posto chi si è detto nonsolosindaco e qualcun altro dovrà affrontarlo chi è nonsolopapà.
Ma tutti sfidano chi decide di essere non-solo, e per essere non-solo basta ritrovarsi, ogni tanto, in una libreria piccola e confidenzialmente entropica come Camera a Sud, in una città piccola e spesso disordinata come può essere Brindisi.
Pino De Luca (pino_de_luca@virgilio.it)
P.S: www.nonsolomamma.com è divertente e ne vale la pena visitarlo.
Il libro in sintesi
Lei fa la giornalista finanziaria. Ha due hobbit di sesso maschile. Il più grande ha quattro anni, ama le donne, il cioccolato e ”Il Signore degli Anelli”. Da grande farà il cavaliere Jedi. Il più piccolo ama le papere e le scarpe. Ha gli occhi tondi, come il protagonista di un fumetto giapponese. Nei suoi quasi due anni di vita ha detto ”sì” una volta sola e se n’è subito pentito. Lei ha un marito part-time, barese e comunista, che passa buona parte del suo tempo a Londra dove lavora e dove probabilmente ha una vita parallela con un’altra moglie e altri figli, inglesi. Insieme a loro c’è spesso Valentina Diolabenedica, la baby sitter degli hobbit, la persona più importante dell’elasti-vita. Abitano a Felicity Place. Intorno a loro c’è Milano, ma i residenti di questo bizzarro posto tra le magnolie sono convinti di vivere in un ridente sobborgo americano e crescono i figli a Coca-Cola con ghiaccio, tacchino ripieno e pop corn cotti nel microonde. Lei ha i piedi per terra, i capelli a carciofo e un cronico senso di colpa. Ha giornate complicate e notti impegnative. Non si veste da strafiga perché sta scomoda, non si trucca perché non ne ha il tempo, non si mette la crema idratante perché se ne dimentica. Se per sbaglio chiude gli occhi, crolla addormentata. Lei è un’elasti-mamma, nel bene e nel male.
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