No al Rigassificatore dal Meic della Diocesi di Brindisi-Ostuni
giovedì 10 gennaio 2008

Brindisi, lì 9 gennaio 2008.  L’appello pubblico, lanciato alcuni giorni orsono dalla società civile brindisina che, sintonia con le amministrazioni locali, provinciale e regionale, da anni si interessa delle questioni ambientali e del nuovo modello di sviluppo dell’intero territorio salentino, è un appello che non va solo ascoltato ma anche accolto e rilanciato.


Occorre riconoscere che la feconda sinergia che si è creata tra le  istituzioni pubbliche e le associazioni è riuscita a far conseguire obiettivi e traguardi  significativi e,forse, impensabili ad un territorio,quale quello brindisino, insieme difficile e debole, e in un momento storico particolarmente disattento alle ragioni solidaristiche e del bene comune: l’apertura di  un dibattito culturale e politico-amministrativo  sul futuro del territorio brindisino; la nascita di idee forti per il rilancio dello sviluppo economico; il radicamento di un movimento composto da cittadini, associazioni, partiti, sindacati, pubbliche amministrazioni (Consigli Comunali , Amministrazione Provinciale di Brindisi, Regione Puglia) contrario all’insediamento dell’impianto di rigassificazione della British Gas nel territorio di Brindisi.


I motivi di merito alla base della ferma opposizione, per come  espressi dalla comunità sociale e politica brindisina, sono noti:   


- l’estrema pericolosità dell’impianto, in quanto situato in un’area già qualificata come sottoposta ad elevato rischio ambientale ed esposta, per i numerosi insediamenti industriali, a pericolo di gravi incidenti;


- l’ipoteca costituita dall’impianto di rigassificazione sul futuro del porto;


- l’incompatibilità dell’impianto, stante l’attuale carico inquinante di altre realtà industriali del polo chimico e  di produzione energetica , con l’ ambiente circostante, già gravemente e notoriamente compromesso e, più in generale,  sul modello di sviluppo dell’intero territorio brindisino.


Altrettanto note sono pure le critiche relative al metodo e ai procedimenti decisionali seguiti i quali, se pur regolati da precise normative nazionali e comunitarie, sono stati, in alcuni momenti e passaggi decisivi, assolutamente disattesi nella prassi da parte degli attori pubblici e privati che hanno avallato la scelta dell’impianto di rigassificazione a Brindisi e i cui risvolti in termini di illiceità e di illegittimità sono al vaglio delle diverse autorità giudiziarie chiamate ad occuparsene.


Il Meic della Diocesi di Brindisi-Ostuni,  condivide le preoccupazioni espresse nell’appello pubblico e ritiene eticamente e culturalmente doveroso esprimere in maniera pubblica e chiara tale posizione.


Insediare o no il rigassificatore a Brindisi è ben più di una, sia pur rilevantissima, questione ambientale, perché porta alla luce una emergenza democratica quale espressione di una più profonda emergenza morale e civile in quanto investe due domande ineludibili : chi decide del futuro e dello sviluppo di un territorio e con quali strumenti si deve decidere.


E’ del tutto evidente che le risposte possibili (che vanno necessariamente date)  non sono “eticamente indifferenti” posto che esse hanno un grande riscontro sul piano della democrazia sostanziale e formale.


La società civile brindisina, nel suo complesso, ha dato queste risposte ed ha detto che alla costruzione di una idea condivisa di un nuovo modello di sviluppo possibile, devono  essere chiamati i cittadini, le espressioni culturali, sociali, politiche, amministrative, attraverso cui sui esprime la sovranità popolare, ciascuno secondo le proprie distinte prerogative e responsabilità,  utilizzando gli strumenti della partecipazione reale alle scelte che interessano il futuro di un intero territorio, nella prospettiva dei doveri inderogabili di solidarietà.


Questi  paletti, democraticamente sensibili, sono stati piantati saldamente nella “societas” brindisina la quale, con questa scelta, dimostra anche di voler chiudere definitivamente le stagioni del passato nelle quali, l’insano connubio tra la debolezze delle istituzioni politiche, amministrative e sociali del territorio e la  debolezza e la dipendenza del sistema produttivo, spesso vittima del ricatto occupazionale, aveva reso possibile la fragilità e la vulnerabilità, ad un tempo,  del sistema democratico e del sistema economico.


Il Meic pertanto, tradizionalmente impegnato a coniugare laicamente il rapporto tra fede e  cultura nel mondo che cambia, trova naturale condividere le preoccupazioni e le ansie del  nostro territorio e delle sue legittime rappresentanze amministrative, politiche e sociali, fa proprio l’appello a tutte le energie morali, civili ed intellettuali della popolazione brindisina perché non restino assenti, afone o sorde nel dibattito che riguarda la dignità delle popolazioni che abitano, vivono ed amano questa terra. 


Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale Diocesi di Brindis-Ostuni


     

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