Presentato il libro di Gotor sulle lettere di Moro. “Aldo Moro. Lettere dalla prigionia”
Tuesday, September 30, 2008

Organizzato dall’Ufficio Cultura del Comune di Brindisi si è svolta ieri 29 sett. la presentazione del libro. Con l’autore, il Sindaco di Brindisi Domenico Mennitti, Giuseppe Giacovazzo, editorialista ed ex direttore della Gazzetta del Mezzogiorno e il prof. Ettore Catalano docente ordinario di letteratura all’Università di Bari.



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Perché Moro fu lasciato morire? Perché prevalse la ragion di Stato?
Dopo l’intervento introduttivo del Sindaco e il solito saluto dell’Arcivescovo, è succeduta un’accorata rievocazione di Giuseppe Giavazzo, che fu a lungo collaboratore di Moro e organizzatore delle sue campagne elettorali, (“quando bisognava ricercare la preferenza” ha esclamato con nostalgia ) ci ha ricondotti, con dovizia di particolari, al clima angosciante di quei giorni.


Giacovazzo ha insistito nel delineare il pensiero politico di Moro, non compreso del tutto, e per questo avversato dalle personalità maggiorenti del suo grande e variegato partito. E ha insistito con una narrazione aneddotica e particolaristica dalla quale emerge come Moro prediligesse messianicamente il contatto con le folle, con le persone umili piuttosto che la frequentazione con gli ottimati (sarà vero?).


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Gotor, il giovane autore del libro, ha voluto metterci a parte della genesi del suo lavoro.  Ricercatore filologico di storia antica, specificatamente del ‘500-‘600, e traumatizzato dal rapimento e dall’uccisione di cinque poliziotti e del grande statista quando aveva 7 anni e frequentava le elementari, non ha potuto sopportare che la conoscenza dei 55 giorni di prigionia (e agonia) di Moro gli venissero raccontati soltanto dai brigatisti stessi in alcuni libri da essi scritti. Ha voluto quindi ricercare e leggere tutte le lettere –ben 96- delle quali solo poche vennero consegne ai rispettivi destinatari. Nel libro egli analizza queste consegne, i mancati recapiti, gli originali spariti e sostituiti da fotocopie con pagine mancanti (perché) ecc.  …


Moro capì che nemmeno la Chiesa riusciva a parlare con una voce sola. Mentre Paolo VI si spendeva in prima persona per pagare un riscatto, l’ala integralista del Vaticano remava contro.


Il vicedirettore dell’Osservatore Romano, don Virgilio Levi, ispirato dal governo Andreotti, cercò di screditare l’ostaggio e le sue lettere., ritenendole psicologicamente artefatte. Ma gli studi filologici hanno suffragato l’iniziale convincimento di Leonardo Sciascia e dell’on. Signorile, quelle lettere erano sublimemente autentiche e Gotor le riporta tutte nel libro, talchè la storia dei 55 giorni di Moro risulta scritta dallo stesso protagonista, il cui memoriale autografo, anch’esso ritrovato in fotocopia e segretato, risulta introvabile.


Insomma sussistono troppi misteri che istintivamente fanno credere all’opinione pubblica che Moro poteva essere salvato ma non lo fu per una gretta ragion di Stato che Moro stesso fermamente contestava in quanto non poteva sopravanzare la sacra vita d’un uomo.


Tuttavia Miguel Gotor, nell’appassionato finale della sua lucida esposizione, ha ribadito che Moro fu ucciso soltanto dai Brigatisti, in pratica escludendo ogni dietrologia machiavellica.


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Aldo Moro. Lettere dalla prigionia


Appagati dalla conferenza, contrappuntata da dottorali citazioni, finanche d’una lettera di San Paolo ai Colossesi, si vuol qui sottolineare come la corrente di Moro nella Democrazia Cristiana contava l’8 per cento degli iscritti, il che significa che su un milione di dc soltanto 80 mila erano con Moro mentre 920.000 non condividevano il suo ascetismo e il linguaggio ambiguo e criptico.


Ricordate “le convergenze parallele” a proposito di una collaborazione, anche governativa col berlingueriano Pci e “la comprensione per la guerra americana nel Vietnam” intorno al dissenso quasi universale anche nella dc stessa?


Alfio Tarullo


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