Brindisi, 16 gennaio 2008. I fatti della Sapienza pongono all’attenzione dell’opinione pubblica alcune riflessioni che vanno ben oltre il dato, inaudito e deprecabile, delle contestazioni aizzate da una casta di docenti di formazione sessantottina contro la visita del Santo Padre.
Bisogna infatti evitare di cadere nella trappola di questi sedicenti scienziati che vorrebbero mantenere in vita un’assurda contrapposizione precostituita tra il loro “illuminismo” e quello che vorrebbero dipingere come “oscurantismo” della Fede, propugnato da quello che Asor Rosa ha definito con disprezzo un “magistero pontificio fortemente connotato da posizioni conservatrici e reazionarie”.
Quello che infatti temono queste minoranze oligarchiche che, da decenni, occupano le stanze dei bottoni della cultura italiana ed europea, dettando i crismi dell’ufficialità, è proprio la discussione sulla “Ragionevolezza della Fede”, tema che a Papa Benedetto XVI sta molto a cuore e che avrebbe impregnato la Sua allocuzione, come si può evincere da una lettura della stessa.
Il voler citare un discorso tenuto diversi anni fa a Parma dall’allora Cardinale Ratzinger sul processo a Galileo, è stato un mero pretesto che chi si professa uomo di scienza ha usato per difendere sé stesso e la propria nicchia di potere.
Si presume infatti che uno scienziato debba adottare il metodo scientifico, ricercando le fonti di prova, e non basandosi su informazioni recuperate a caso, come è invece accaduto per la lettera firmata dai 67 professori.
Se infatti costoro avessero letto l’intero discorso di Ratzinger pronunciato 17 anni fa, avrebbero trovato l’esatto contrario di quello che hanno affermato, ma soprattutto, avrebbero dato prova di onestà intellettuale, inserendo una singola affermazione nell’intero contesto del discorso.
Avrebbero dovuto, inoltre, leggere gli atti del processo a Galileo, dove avrebbero scoperto che non solo la Chiesa di allora accettò in un primo tempo le deduzioni dello scienziato (tanto da inviare i Gesuiti fuori dai confini europei ad insegnare il modello copernicano e non quello tolemaico), ma che fu proprio a difesa degli “scienziati” e della conoscenza dell’epoca che a Galileo furono chieste le prove delle sue affermazioni.
Tralasciando il resto delle vicende, pare che uno studioso della corte pontificia, un laico, si rifiutò aprioristicamente di guardare nel cannocchiale di Galileo, così come certi scienziati di oggi si rifiutano di guardare la realtà e di confrontarsi con essa, negando l’esistenza di ciò che non sono in grado di spiegare.
Questi uomini di scienza non sono quindi gli eredi del Galileo-scienziato, ma dei cortigiani dogmatici e conservatori che, oggi come ieri, devono difendere le proprie posizioni, anche al costo di accendere i roghi della laica inquisizione sui quali ardere tutti coloro che provano a dimostrare fatti e circostanze differenti dai canoni della cultura dominante.
Poco importa se la scienza laica, tradendo se stessa, diventa dogma inconfutabile: è accaduto oggi con la visita del Papa, accade ogni giorno con i cultori del darwinismo nonostante non sia mai esistita una dimostrazione scientifica dell’evoluzione, accade ancora mettendo al bando ogni prova che dimostri l’origine della vita umana sin dal concepimento.
L’intolleranza giacobina, figlia dei dogmi illuministi, e l’atteggiamento di chiusura mentale e sociale di questi baroni universitari, dimostrano ancora una volta il fallimento di un modello che si ammanta di libertà quando si tratta di proporre sé stesso, ma diventa totalitario e liberticida quando i modelli sono differenti.
Ma comunque ci insegnano che questo è il migliore dei mondi possibili, dove si sguazza nell’abbondanza, dove i progressi della scienza sono all’ordine del giorno. Gli uomini sono liberi. Le donne sono libere. Siamo talmente tanto liberi che possiamo pure essere o non essere più uomini o donne, o quello che più ci piace.
In realtà siamo liberi come ruote lanciate su rotaie tracciate dal pensiero unico, che ci sta portando inesorabilmente verso il baratro del Nulla.
Come affermava Solzenicyn, non occorrono prigioni o epurazioni nel libero mondo globale in cui vige la dittatura del pensiero: basta togliere semplicemente un microfono a chi non si allinea, e poco importa se si tratta di un cittadino qualunque, di un Papa, o di un Capo di Stato.
Basta la censura da parte dei detentori ufficiali della cultura e del progresso, pronti ad urlare al mondo intero ogni presunto attentato alla libertà, alla democrazia, alla laicità, ai diritti dell’umanità quando qualcuno prova a confutare i dogmi dell’infallibilità del pensiero unico materialista e individualista.
E’questo l’Occidente nichilista figlio del ’68 e dello scientismo liberale illuminista.
Ma è davvero questo il migliore dei mondi possibili?
* Presidente Provinciale AG Brindisi