La visita del Santo Padre alla Sapienza di Roma riaccende le polemiche. La scienza e la cultura in mano agli estremisti laicisti.
Tuesday, January 15, 2008

Brindisi, 15 gennaio 2007.  Sessantasette professori dell’Ateneo Romano hanno recapitato una lettera al Rettore dell’Università “La Sapienza” definendo la visita del Santo Padre in programma giovedì 17 gennaio “incongrua”. Una censura ed un atteggiamento “oscurantista” da parte di questi censori della libertà e del pensiero altrui che sembrano riemergere ad intervalli ciclici e regolari.

Sessantassette firmatari spalleggiati da una minoranza di studenti, nipoti e discendenti ideologici di coloro i quali negli anni di piombo sprangavano gli avversari politici e che, in nome di un presunta libertà di pensiero, intendono impedire ad un Pontefice e Capo di Stato di varcare i portoni dell’Università. Non è la “Sapienza” ad essere ostaggio del Papa (come gli occupanti del Senato Accademico hanno scritto su di un lenzuolo esposto dai balconi) ma è una certa “pseudoscienza” militante e politicizzata che tiene in ostaggio la cultura di un intero paese.


Il pretesto addotto da costoro sarebbe ravvisabile nelle parole pronunciate nel 1990 a Parma dall’allora Cardinale Ratzinger che definì il processo a Galileo “ragionevole e giusto”. Parole corrette e misurate perché forse i nipotini di Stalin che occupano le università ed i professori “epistolari” ignorano che l’intera polemica innescata attorno al “caso Galilei” venne artificiosamente creata nei secoli dell’Illuminismo in chiave anticattolica e ben centocinquanta anni dopo il presunto linciaggio che lo scienziato avrebbe subito. Forse costoro non sanno che Galileo Galilei collaborò con professori gesuiti per sviluppare le sue teorie che vennero incoraggiate e promosse dal cardinale Barberini, futuro Papa Urbano VIII.

Soltanto quando le dissertazioni del Pisano entrarono come dogma e certezza nel campo religioso intervenne il Santo Uffizio. Durante il “processo” lo scienziato non abitò anguste carceri ma in una foresteria dello stesso Santo Uffizio e la condanna comminatagli consisteva nella recita di Salmi Penitenziali una volta a settimana per un periodo di tre anni. Salmi che, col consenso della Chiesa, furono recitati da sua figlia, suora Carmelitana. La “prigionia” consistette in un soggiorno di cinque mesi nella villa del Granduca di Toscana dove con “tanta quiete e soddisfazione dell’animo” il Galilei poté riprendere i suoi studi in assoluta tranquillità. Lo stesso Santo Uffizio provvide a riabilitare la figura del Galilei autorizzando l’erezione di un mausoleo in suo onore nella Chiesa di santa Croce a Firenze nel 1734.


 In tutto questo trambusto non può non scorgersi l’antica e mai sopita anima anticattolica, atea e giacobina che ammorba l’Europa e che utilizza come pretesti casi inventati. Si scorge, invece, in tutta evidenza l’intenzione di una parte manichea della “scienza” prestata alla politica, di mettere il silenziatore ed osteggiare il dibattito ed il clima di favore che si sta sviluppando attorno alla proposta di moratoria dell’omicidio-aborto, promossa – guarda caso – da un laico non estremista come Ferrara.