25 anni fa, eppure sembra ieri….. La nave “Lirja”, con circa cinquemila albanesi, approdo' nel porto di Brindisi, per la precisione alle ore 10 del mattino, il 7 marzo 1991. Persone infreddolite, malate, disperate, sull’orlo del baratro e della morte. Donne, uomini, bambini, che fuggivano da un paese pienamente disgregato, nella fase di passaggio dalla dittatura comunista alla democrazia di stampo occidentale. Ma non era finita lì. Due ore dopo, fu la volta di una nave mercantile, la Tirana. E poi ancora l’ Apollonia e sei pescherecci. L’ultima ad entrare in un porto di Brindisi “sempre più grande e accogliente”fu la Legend. Una “lunga giornata” che mai nessuno, anche chi vi scrive, potrà dimenticare. Sulla banchina di Sant’ Apollinare, “stracolma”, si andranno poi a contare circa 28 mila persone.
In sostanza, un esodo di proporzioni enormi per una città di 90 mila abitanti. E, diciamolo pure, inaspettato e imprevisto, sul fronte delle autorità e organi di sicurezza. Ed allora, in quel contesto, entrano prepotentemente in gioco l’impegno, l’amore, la solidarietà da parte dei brindisini. Sì, i “veri brindisini”, quelli che hanno sempre fatto della solidarietà un elemento imprescindibile, alla faccia di chi (anche e soprattutto i media nazionali), spesso forniscono un’ immagine sbagliata di una città che ha invece valori storici ben custoditi. La comunità brindisina, che mise a disposizione le proprie case, risparmi, i propri vestiti.
Uno dei protagonisti (istituzionale e non solo) di giorni che mai nessuno dimenticherà, Giuseppe Marchionna, che ha anche dedicato un libro alla vicenda. Ricordiamo: alle ore 8 del giorno successivo, registrò un messaggio diffuso poi da radio e televisioni locali ogni 15 minuti, con cui invitava la cittadinanza ad aiutare quella gente. Un messaggio emblematico, allarmante “hanno fame e freddo”.
Insomma, una solidarietà mai vista, che ha avuto il merito di combattere ogni “luogo comune” su una città, una comunità che tuttavia, per diversi aspetti, hanno un “destino maledetto”. Garage che venivano adibiti a mense improvvisate, stanze vuote con donne e bambini, 36 scuole brindisine che divennero dei dormitori.
Molti albanesi rimasero in Puglia, integrandosi con le nostre comunità e trovando un lavoro. Tanti altri per il resto dell’Italia, ma praticamente con una “nuova vita”, sì, anche coloro che sotto il profilo economico in Albania non stavano male.
Cosa aggiungere? Che, nonostante una “tragedia umana”, in quei giorni terribili e appunto imprevisti, è stata una vittoria per la comunità brindisina. Quella comunità che non ha nulla a che fare, ritornando purtroppo a una brutta attualità, con l’illegalità sui rifiuti, la criminalità organizzata, lobby di potere e anche una certa politica incapace di risolvere le gravi problematiche della gente bisognosa e in difficoltà.
In sostanza, un esodo di proporzioni enormi per una città di 90 mila abitanti. E, diciamolo pure, inaspettato e imprevisto, sul fronte delle autorità e organi di sicurezza. Ed allora, in quel contesto, entrano prepotentemente in gioco l’impegno, l’amore, la solidarietà da parte dei brindisini. Sì, i “veri brindisini”, quelli che hanno sempre fatto della solidarietà un elemento imprescindibile, alla faccia di chi (anche e soprattutto i media nazionali), spesso forniscono un’ immagine sbagliata di una città che ha invece valori storici ben custoditi. La comunità brindisina, che mise a disposizione le proprie case, risparmi, i propri vestiti.
Uno dei protagonisti (istituzionale e non solo) di giorni che mai nessuno dimenticherà, Giuseppe Marchionna, che ha anche dedicato un libro alla vicenda. Ricordiamo: alle ore 8 del giorno successivo, registrò un messaggio diffuso poi da radio e televisioni locali ogni 15 minuti, con cui invitava la cittadinanza ad aiutare quella gente. Un messaggio emblematico, allarmante “hanno fame e freddo”.
Insomma, una solidarietà mai vista, che ha avuto il merito di combattere ogni “luogo comune” su una città, una comunità che tuttavia, per diversi aspetti, hanno un “destino maledetto”. Garage che venivano adibiti a mense improvvisate, stanze vuote con donne e bambini, 36 scuole brindisine che divennero dei dormitori.
Molti albanesi rimasero in Puglia, integrandosi con le nostre comunità e trovando un lavoro. Tanti altri per il resto dell’Italia, ma praticamente con una “nuova vita”, sì, anche coloro che sotto il profilo economico in Albania non stavano male.
Cosa aggiungere? Che, nonostante una “tragedia umana”, in quei giorni terribili e appunto imprevisti, è stata una vittoria per la comunità brindisina. Quella comunità che non ha nulla a che fare, ritornando purtroppo a una brutta attualità, con l’illegalità sui rifiuti, la criminalità organizzata, lobby di potere e anche una certa politica incapace di risolvere le gravi problematiche della gente bisognosa e in difficoltà.
Editoriale di Ferdinando Cocciolo.