25 anni fa, lo sbarco di cinquemila albanesi nel porto di Brindisi. Quella è “la vera Brindisi”.
lunedì 7 marzo 2016
25  anni fa, eppure sembra ieri….. La  nave “Lirja”, con  circa cinquemila albanesi, approdo' nel porto di  Brindisi, per la precisione alle ore 10 del mattino, il 7 marzo  1991. Persone infreddolite, malate, disperate, sull’orlo del baratro e della morte. Donne, uomini, bambini, che fuggivano da un paese pienamente disgregato, nella fase di passaggio dalla dittatura comunista alla democrazia di stampo occidentale. Ma non era finita  lì. Due ore dopo, fu la volta di una nave mercantile,  la Tirana.  E poi  ancora l’ Apollonia e sei pescherecci. L’ultima ad entrare in un porto di  Brindisi  “sempre più grande e accogliente”fu  la Legend. Una “lunga giornata”  che mai nessuno, anche chi vi scrive, potrà dimenticare. Sulla  banchina di Sant’  Apollinare, “stracolma”, si andranno poi a contare circa 28 mila  persone.

In sostanza, un  esodo di proporzioni enormi  per una città di 90 mila abitanti. E,  diciamolo pure, inaspettato e imprevisto, sul fronte delle autorità e organi di sicurezza. Ed allora, in quel contesto, entrano prepotentemente in gioco   l’impegno,  l’amore, la solidarietà da parte dei brindisini. Sì, i  “veri brindisini”, quelli che hanno sempre fatto della solidarietà un elemento imprescindibile,  alla faccia di chi (anche e soprattutto i media nazionali),  spesso  forniscono  un’ immagine sbagliata di una città che ha invece valori  storici  ben custoditi.  La comunità brindisina, che mise a disposizione le proprie case, risparmi, i propri vestiti.

Uno dei protagonisti (istituzionale e non solo) di giorni che mai nessuno dimenticherà,   Giuseppe Marchionna, che ha anche dedicato un libro  alla vicenda. Ricordiamo: alle ore  8 del giorno successivo, registrò un messaggio diffuso poi da radio e televisioni locali ogni 15 minuti, con cui invitava la  cittadinanza ad aiutare quella gente. Un messaggio  emblematico, allarmante  “hanno fame e freddo”.

Insomma, una solidarietà mai vista,  che ha avuto il merito di combattere ogni  “luogo comune”  su una città, una comunità che tuttavia, per diversi aspetti, hanno un “destino maledetto”.  Garage che venivano adibiti a mense improvvisate, stanze vuote con donne e bambini, 36 scuole brindisine che divennero dei dormitori.

Molti albanesi rimasero in Puglia, integrandosi con le nostre comunità e trovando un lavoro. Tanti altri per il resto dell’Italia, ma praticamente con una  “nuova vita”, sì, anche coloro che sotto il profilo economico in Albania non stavano male.

Cosa aggiungere?  Che, nonostante  una “tragedia  umana”,  in quei giorni terribili  e  appunto imprevisti, è stata una vittoria per la comunità brindisina.  Quella comunità che  non ha nulla a che fare, ritornando purtroppo a una brutta attualità, con l’illegalità  sui rifiuti, la criminalità organizzata, lobby di potere e anche una certa politica incapace di risolvere le gravi problematiche della gente bisognosa e in difficoltà.

Editoriale di Ferdinando Cocciolo.