DIGNITA’, l’intervento significativo di un professionista e cittadino brindisino, Giuseppe Calvaruso.
venerdì 4 marzo 2016
Pochi giorni fa, il Consiglio Regionale pugliese ha approvato, tuttavia tra forti dubbi  e polemiche, il provvedimento del Reddito di Dignità, misura tanto attesa da molte famiglie pugliesi, anche brindisine. Speriamo sia finito “il tempo dei proclami”  e si guardi davvero alla concretezza, soprattutto per quanto riguarda i disoccupati e le famiglie che ormai non arrivano più a fine mese. Mercoledì  Michele Emiliano, nella sua visita brindisina, ha potuto “tastare con mano” la drammatica situazione occupazionale del territorio brindisino, con le varie  vertenze che vanno risolte in tempi brevi. Ma i cittadini (e come dargli torto….) sono fortemente preoccupati. 

Riceviamo e pubblichiamo un significativo intervento di un professionista brindisino e cittadino da sempre vicino alle problematiche della gente comune e del territorio,    Giuseppe Calvaruso

“Dignità.  Dignità  è la capacità e soprattutto la volontà di un individuo di vivere una vita moralmente sana e rispettosa delle regole. La dignità è un valore importante nella  vita sociale di una nazione e dovrebbe essere un termine dal significato unico: ma così, in realtà, non è perché ciascuno di noi  attribuisce a detto termine una propria valenza sino finanche a distorcerne  l’ intrinseco significato. E’ stata approvata la legge regionale sul reddito di dignità, una norma che permetterà al meno abbiente di ricevere un sussidio che possa permettere a lui e alla sua famiglia di vivere in maniera più decorosa. Tale norma  non può che rendere onore ad una società civile attenta e solidale nei confronti di   chi ha più bisogno, di chi quotidianamente combatte contro sofferenze e privazioni.
Ma…  attenzione, siamo in Italia.

Siamo nella nazione dove l’espressione latina “homo hominis lupus” è sempre attuale. Ed allora si faccia in modo che i requisiti di  accesso a tali  benefici siano valutati attentamente, si faccia sì che tale aiuto giunga nelle tasche di chi ha veramente bisogno e non  cada nelle mani dei soliti furbetti, di chi, cioè, è disoccupato sulla carta ma in realtà lavora in nero; di chi, anche libero professionista, a volte perfino sconosciuto al fisco, chiude annualmente la propria  attività  in perdita e poi ha un tenore di vita  invidiabile. Pertanto…. occhi aperti,  assessore Negro”.

Articolo di Ferdinando Cocciolo.