Lettera ai lavoratori della Santa Teresa: “non mollate, non molliamo”.
domenica 31 gennaio 2016

Non è uno dei miei articoli di politica, ambiente, problematiche sociali e occupazionali, a volte anche cronaca. E, confesso, ci ho pensato due volte e anche più prima di scrivere. Ma dovevo farlo, dopo aver letto un commento di un lavoratore della Santa Teresa (Società in house della Provincia di Brindisi) ma soprattutto un grande amico, a seguito di un mio ennesimo articolo sulla vicenda della Partecipata.


E già, chi vi scrive, giornalista pubblicista (soprattutto per pura passione ed amore verso la mia città e il territorio), proprio a proposito di Società Partecipate, sa cosa vuol dire l’angoscia, la sofferenza, perdere improvvisamente il lavoro, le prese in giro e le tante parole, solo parole, da parte di rappresentanti politici e istituzionali che sono stati capaci solo di  “rassicurare”, e non di agire. Sì, una vicenda, da lavoratore di una Partecipata (la Brindisi Pubblici Servizi Provinciali) messa in liquidazione dall’Amministrazione Provinciale targata Massimo Ferrarese, che dura da quattro anni circa. Praticamente in mezzo ad una strada, ma senza perdere speranza e dignità. Qui, non è necessario dilungarmi in una vicenda che è  ormai conosciuta da parecchi (probabilmente, non è terminata) e di cui ha anche parlato una parte della stampa locale.  Sarebbe troppo lungo raccontare una brutta storia, evidentemente emblematica di quanto accade nel nostro Paese e quindi anche di quanto combinato dalla politica (e non solo) nelle  Società  Partecipate. Saranno altre sedi e le persone competenti e deputate a decidere (lo si spera, e una volta per tutte) solo per un atto di giustizia nei confronti del sottoscritto, persona per bene (sarò presuntuoso nel pensarlo?), pur sempre un professionista che non merita una storia che ha segnato soprattutto la mia famiglia. L’obiettivo è un altro, lanciare un messaggio a chi può, e deve fare.

“Siamo allo stremo delle forze”- questa la frase pronunciata dal lavoratore e amico della Santa Teresa. Anzi, i fratelli della Santa Teresa, per i quali, in un certo senso, mi sento una specie di portavoce. Ed allora, come avrei potuto non scrivere e intervenire, dopo una frase che ti suscita rabbia e preoccupazione. Dovevo farlo, a costo, forse, di risultare (ancora una volta ?) antipatico a qualcuno. Ma con “quel qualcuno”, probabilmente, avremo modo e tempo per parlare e confrontarci. Ora, bisogna pensare ai  “fratelli” della Santa Teresa, a salvare posti di lavoro, un futuro che deve continuare, per loro e le famiglie.  Ma davvero si può pensare che ai lavoratori delle Partecipate brindisine e pugliesi interessi la  strampalata riforma Del  Rio?  E loro, anzi noi, che c’entriamo? Anzi, molto probabilmente, è al signor Del  Rio che non interessa dei lavoratori.

Ai lavoratori, interessa continuare a lavorare, portare più che dignitosamente il pane a casa, fornire servizi utili al territorio. 15 febbraio, una data (scadenza della proroga dei licenziamenti) che sta diventando un incubo, per i 39 lavoratori considerati in esubero, ma anche per tutto il resto. Certamente, un incubo per il lavoratore che si è lasciato scappare una frase che mi è subito entrata dentro. Quello che sta accadendo ai lavoratori della Santa Teresa (ma anche a tutti gli altri delle Partecipate pugliesi, andate a vedere  la disperazione dei  lavoratori dell’ Isolaverde di Taranto) è ingiusto, ma in un certo senso… anche disumano. In tutti questi  mesi, e non solo da giornalista, ho condiviso con loro umori, proteste, speranze, riunioni, incontri, perplessità. Alcuni già li conoscevo, altri  ho avuto modo di conoscerli, in una fase  della loro vita sicuramente imprevista. Insomma, una  “via  crucis” condivisa anche dal Presidente Maurizio Bruno, tutte le organizzazioni  sindacali e i dirigenti della Santa Teresa, in primis il dott. Riccardo Montingelli.

Maurizio Bruno, persona per bene che, come scritto anche in precedenti articoli, ha ereditato, oltre alla Santa Teresa, vicende nate in amministrazioni precedenti. Le organizzazioni  sindacali che, sia pure con posizioni a volte diverse e sfumature, come non mai hanno dimostrato compattezza e unità di intenti, sempre al fianco dei lavoratori. Il sindacato per il quale, nonostante la mia vicenda personale, continuo a credere e sperare.

Il sottoscritto, come detto, conosce già le parole sofferenza, paura, rabbia, disperazione. Ma, ad aiutarmi, (avrete già indovinato) è proprio  “la penna”, quella penna che mi ha spinto a lanciare un messaggio ai  “fratelli” della Santa Teresa. Charisco, soprattutto  per coloro che forse fraintenderanno il fine di questa lettera aperta, “missione” molto più difficile di un articolo. La mia intenzione non è quella di strumentalizzare alcuna situazione e tanto meno raggiungere obiettivi personali (solo Dio sa cosa riserverà la vita anche per il sottoscritto). Voglio dire  ai “fratelli” della Santa Teresa:  “non arrendetevi, pensate in positivo, quella sarà la vostra grande forza per arrivare al risultato finale insieme alle giuste decisioni e le persone giuste”.

Già, le “persone giuste” mancate al sottoscritto, in una vicenda che non auguro a nessuno ma che mi ha sicuramente fortificato e fatto conoscere anche tanta solidarietà e tanti amici. Perché la politica è fatta anche da persone per bene, che stanno pagando, anche loro, una fase molto difficile. E’ un messaggio che voglio custodire per bene, scontato, naturale, perché, forse e nonostante tutto, è questa la mia missione, essere sempre vicino (da giornalista e cittadino) a chi soffre, ai bisognosi, a chi non ha un lavoro e una casa.

La situazione è difficilissima, sarò un inguaribile ottimista, ma continuo a dire:  “Fratelli della Santa Teresa, non mollate…. non molliamo”. E  vi sarò sempre vicino .

Ferdinando  Cocciolo