I primi mangiadischi si affacciavano sul mercato e i Juke box erano ancora nei bar sulle spiagge, si gettonava con 50 lire e si sceglieva una canzone. Ve ne era una che cominciava con: Cielo grigio su, Cielo grigio giù. La cantavano i Dik Dik. Il refrain diceva: Ti sogno California e un giorno io verrò. Sogno di una terra lontana così fantastica nei fumetti e nelle avventure di Zorro.
Si cresce e si incappa, per ragioni che oggi solo Lachesi potrebbe disvelare, negli studi di informatica. Pionieri di un mondo tutto da esplorare. In Italia solo Salerno, Torino, Pisa e Bari ci avevano creduto. In California invece, a Cupertino (sic!), si sviluppava quella tecnologia che così profondamente avrebbe sconquassato usi e costumi delle genti ospitate dal geoide. Grazie a un Perito industriale di Vicenza, Federico Faggin.
Il sogno della California continua, l’Italia dismette tutta la ricerca nel campo informatico. Non resta che il sogno. Passano gli anni, la politica ti coinvolge e pensi davvero di poter cambiare il mondo, e allora, visto che in California non si riesce ad andare, ci si prova a portarne qui almeno un pezzetto.
Si sviluppano tecnologie e parchi di tecnologie, abbiamo i cervelli, abbiamo gli spazi e il sole e il mare, ma qui la California non arriva, perché?
Franco Tatò, Manager multiforme che è stato anche (1996) Amministratore delegato dell’ENEL e per tale ragione ha frequentato la Puglia, ha scritto un libro per spiegarci perché la Puglia non poteva essere la California, raccontandoci di fannulloni e menefreghisti che popolano questa terra e soprattutto di corrotti e parassiti. Per chi se lo fosse dimenticato il libro si chiama “Perché la Puglia non è la California” ed. Baldini & Castoldi.
Molti si innamorarono di quello scritto, nessuno chiese a Franco Tatò come si diventa Franco Tatò e come si passa dalla Mondadori, alla Fininvest, all’ENEL, all’ENI e così via servendo varie corti di personaggi della cui limpidezza c’è molto da dubitare e senza accorgersi delle porcate economico-finanziarie che in queste holding si svolgono, ma rimase il motto, e la convinzione, la Puglia non poteva essere la California.
Il tempo, imperterrito, continua la sua costante e implacabile marcia. Nel tempo si ritrovano passioni antiche. Una mia passione è per la vite e il vino. E in Puglia vi è ragione d’averne.
Ma non siam provinciali, vediamo cosa fanno gli altri. E chi si ritrova? La California con il suo arcinoto Zinfandel. Vitigno diffusissimo in quel paese, più del Cabernet-Suvignon. E chi è lo Zinfandel? Sicuramente il Primitivo, molto probabilmente li condotto da emigranti di Gioia del Colle. La California si è fatta un po’ Puglia.
Angelo Consoli
La vita è sempre densa di sorprese, come Lachesi da ragione di ciò che è stato, così Cloto dovrebbe dar ragione di ciò che è. Reincontro Angelo Consoli, adesso lavora con il Prof. Rifkin e collabora con l’Università dell’Idrogeno a Monopoli, in Puglia.
Angelo mi racconta di questo sogno, qui in Puglia fa fatica e bisogna aiutarlo ma in altre parti del mondo invece ci credono e vanno avanti a manetta. Cretinamente gli chiedo dove e mi dice: Ma in California, è ovvio.
E ancora questa benedetta California ci ritorna per capire come si gestiscono i rifiuti e come si guadagna con il turismo. Sono furbi in California, si prendono Faggin, il Primitivo, Angelo Consoli e ci fanno la ricchezza.
Ma perché noi che queste cose le abbiamo non le usiamo? Perché la California cresce facendo la Puglia e la Puglia non può essere sé stessa?
E voglio provarmi anche io a scrivere una piccola cronaca del futuro, facendo appello ad Atropo e, molto di più, copiando un’idea di Bresolin.
La cronaca dice che la lunga striscia di terra, di forma fallodormiente, che dal Molise si distende verso il mare e termina a Caput Mundi, mette insieme le sue risorse migliori e sviluppa: Energia, Logistica, Turismo, Agricoltura e Filiera Corta dell’Alimentazione, Ricerca Scientifica di Base ed Applicata, Mediazione Culturale, e Sana Amministrazione. Franco Tatò, arrivato all’Aereoporto di Brindisi trova una struttura efficiente e, quando riparte, impiega più di mezz’ora a fare il biglietto perché, a lasciare la Puglia, gli viene il magone.
Circa due anni or sono chiamammo al governo una nuova classe dirigente che doveva fare queste cose, qualche passo zigzagante si è mosso, ma poca roba. Serve una marcia in più, il tempo c’è ancora e ancora qualche fiammella di speranza. Se si è in grado di procedere decisi e spediti si dica apertamente e con grande franchezza altrimenti si passi la mano.
La Puglia s’ha da fare. La Puglia dell’Idrogeno e del Solare, delle Bandiere Blu e dei pini di Aleppo, del fungo cardoncello e del Negroamaro, dei gamberi di Gallipoli e del Nero di Troia, dei Porti e delle autostrade del mare, del riciclo dei rifiuti e della bioedilizia, della mobilità facile ed economica e delle filiere corte.
Non vorrei che per ritrovare un po’ della Puglia che ci piace si debba andare in California.
Che ci vuole? Nulla di speciale, non è difficile.
Tra meno di un mese il Papa sarà in Puglia, a Brindisi e a Leuca. A tutti i pugliesi che, diversamente da me, sono animati dalla fede, che adorano San Pio e fanno la comunione, auguro di ricordare la più importante delle preghiere. Essa dice: “Padre NOSTRO che sei nei cieli, ……, dacci oggi il NOSTRO pane quotidiano, ….”.
Ecco, donne e uomini della Puglia, dove è la chiave per diventare come e meglio della California. Ricordarsi questa preghiera, ricordare che il NOSTRO viene sempre prima del MIO.
Ah, dimenticavo, in un passo essa dice: “Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”.
Pino De Luca (pino_de_luca@virgilio.it)