Nicola Gratteri presenta “Oro bianco”, un libro, un‘inchiesta che riguarda tutti.
domenica 7 giugno 2015

Un altro interessante appuntamento con la cultura, organizzato ieri, 6 giugno, presso la libreria Feltrinelli point di Brindisi. Ospite d’eccellenza, infatti, il Magistrato Nicola Gratteri e il suo libro Oro bianco, scritto a quattro mani con il giornalista, scrittore e storico delle organizzazioni criminali, Antonio Nicaso. Nicola Gratteri è Magistrato Distrettuale Antimafia e sostituto Procuratore aggiunto presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Reggio Calabria ed è in prima linea nell’impegno per la lotta contro la ‘ndrangheta, vive sotto scorta dall’89’. E con la scorta, in effetti, a fare da colonne silenti ed attente della serata, si è svolta la presentazione del libro, ma con una fluidità e spontaneità che pareva di essere tutti attorno ad un grande tavolo a banchettare, nonostante il tema cruento e crudele che si andava ad affrontare.


Un uomo serio, senza prosopopea né fronzoli ed orpelli, molto concreto e determinato, così come il suo aspetto nella sua camicia a quadri dimostra, un uomo calato talmente nella realtà dei fatti narrati e documentati da far scivolare i contenuti in modo chiaro, semplice e colloquiale per arrivare in modo efficace e diretto a chi lo ascoltava in religioso silenzio. Un pubblico, attento e catturato, anche e soprattutto, dal suo modo di sdrammatizzare la crudezza dei fatti. Il giornalista Mario Valentino, lo ha accompagnato nel percorso sulla presentazione del libro, un percorso che come i fatti narrati in Oro Bianco, è partito dalla Colombia.


La disamina dei fatti e di ciò che accade è stata puntuale e precisa con dati alla mano “a che punto siamo adesso nella lotta contro il narcotraffico?” chiede il giornalista“ siamo in una situazione impari – risponde il Magistrato – non c’è  contenimento, le regole devono essere cambiate”, parla di un sistema di regole ed istituzioni super efficienti in Italia ma che si scontrano con realtà veramente poco organizzate in Europa per non parlare del resto del mondo; sottolinea quanto l’Europa è una realtà solo economica, sempre meno politica, man mano che si risale si abbassa il livello di percezione del pericolo, ma non perché non vi sia, “la Germania nega la presenza della mafia – aggiunge  Nicola Gratteri – per due ragioni, la prima che dovrebbe rispondere alla popolazione sul perché da vent’anni  abbia negato l’esistenza della mafia, e il secondo motivo e quello di non scoraggiare gli investitori oltremare” - dunque – “un commercio che vince sulla sicurezza”.


“L’Italia ragiona sulla scorta: meglio la gallina oggi che l’uovo domani, mentre il resto d’Europa ragiona, meglio l’uovo oggi”, continua a spiegare, per esempio, che, non esistendo, altrove, le possibilità di utilizzare la procedura del ritardato sequestro, cosa che avviene in Italia, che consentirebbe di trovare, appunto, la famosa gallina attraverso le indagini, si predilige una procedura di arresto immediato, quindi, dell’uovo oggi, ma che rappresenta cosa molto piccola e non porta ad alcun risultato concreto sulla lotta al narcotraffico. “L’Italia può contrare – dice - su di un’élite di polizia giudiziaria migliore al mondo ma non trova omologhi altrove. Il problema del narcotraffico è un problema che riguarda tutti gli Stati, ma non se ne vogliono occupare” -conclude.


Racconta delle atrocità che si perpetuano ai danni dei contadini colombiani senza differenze tra uomini, donne, bambini, per rubare loro la terra, per rubare loro la mente attraverso la politica del terrore. Una Colombia dunque fatta di miseri, violenza e sangue, quella percorsa dall’oro bianco,  che deforesta la grande macchia verde Amazzonica che ha una superficie di 643.000 km, che in alcune parti prende la dimensione di grosse macchie di colore grigio (se viste dall’alto ), sono i terreni dove si coltiva la cocaina, su cui sono state effettuate le c.d. fumigazioni, vengono cioè sparsi dall’alto da molto in alto per evitare che gli aerei vengano colpiti dal fuoco delle bande criminali a guardia delle piantagioni di cocaina, erbicidi molto velenosi che colpiscono anche le altre colture quelle per es. di canna da zucchero.


Ancora ci racconta della fase in cui si aggiungono alle foglie di coca raccolta da bambini tolti alla scuola, soluzione di candeggina e cemento, fino a diventare prodotto finito, il panetto da tutti conosciuto, che subisce una serie di passaggi chimici che vanno dall’utilizzo di acido fosforico, all’ammoniaca fino all’uso di acetone per eliminare le impurità. Il racconto passa poi dalla composizione dei panetti, che vengono tagliati con aggiunta di lattosio, bicarbonato e anfetamine per aumentarne il peso quindi il prezzo, a come il passaggio del prezioso materiale sia costellato in ogni sua fase da pagamenti di dazi che non si discutono perché la legge del sangue vince su tutto.


Secondo un calcolo basato su una produzione di 994 tonnellate, la sola cocaina garantirebbe ogni anno ricavi per 345 miliardi e 901 milioni di euro. Soldi che finiscono per ben il 97,4 quelli prodotti solo in Colombia ad esempio finiscono, nelle tasche delle organizzazioni criminali e degli operatori finanziari, una piccolissima percentuale, dunque, rimane in Colombia. I soldi si reinvestono laddove è difficile ritracciarli, non per esempio dove tutto nasce la Locride in Calabria, non nei territori dell’  ‘ndrangheta, perché è obiettivo preciso creare bisogno e non lavoro mantenere le popolazioni in stato di dipendenza.  Una strada fatta di violenza e sangue tutto “sotto il silenzio assordante degli Stati e dell’ONU che - dichiara il Magistrato - in una riunione a cui ho assistito nel 2014, parlava della guerra in Bosnia” quindi, un organo preposto molto debole, un sistema che è acquisente per gli interessi e le contaminazioni tra politica e mafia e giro d’affari.

Questo e molto altro ben documentato nelle oltre 200 pagine di libro, un documento “Oro bianco” come vademecum per tutti, perché dalla conoscenza e dalla consapevolezza nascono i comportamenti virtuosi e da questi una cittadinanza attiva esperta e attenta che può e deve fare la differenza. Il Magistrato conclude il suo intervento con quella che lui definisce un utopia “vorrei – dice - che l’ONU fosse un organo forte (cosa che non ha dimostrato di essere), che scendesse a contrattare con i narcotrafficanti e s’impegnasse a versare loro  il mancato guadagno derivante dalla conversione delle coltivazioni da cocaina ad altro prodotto utile e pulito”. Forse un‘utopia ma sicuramente un gran suggerimento.

Francesca ALPARONE