Nel 1999 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite (risoluzione numero 54/134), designa, il 25 novembre, data simbolo e “Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, invitando i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG a organizzare attività, volte a sensibilizzare l'opinione pubblica in quel giorno".
Questa l'occasione per aprire ufficialmente al pubblico le porte di un gioiello, sconosciuto ai più, della città di Brindisi: il Chiostro dell'ex Convento di San Paolo (sito inaugurato del Commissario straordinario della Provincia Cesare Castelli, il 6 ottobre u.s.).
Una cornice d'eccezione, dunque, che prende vita sui passi tracciati dalle scarpette rosse (Installazione “Femminicidio in Puglia: le Scarpette Rosse", a cura dell'Associazione Io Donna), come una corsia, che segna un percorso obbligato per chi si appresta ad entrare; il visitatore condotto quasi per mano, attraverso la lettura di storie calpestate, rivive attraverso i suoi passi, quelle vite, ma nel percorso non si può non restare attratti dalla splendida musica delle note della fisarmonica di Vincenzo De Nitto. Si rimane così sospesi tra tristezza, nel ricordo delle violenze, e speranza, proiettati verso quell'ignoto che è dietro l'angolo, ma che ha il profumo della vittoria.
Questo l'intento di “Il Tema di Lara" (da L.A.R.A. acronimo di lavorare in rete per l'antiviolenza) un titolo, un contenitore ricco di eventi e di manifestazioni organizzate dall'Amministrazione provinciale di Brindisi, con il patrocinio della Regione Puglia e in collaborazione con la cooperativa sociale “Artemide" e “Programma Sviluppo, con un palinsesto lungo un intero giorno.
Appuntamento centrale della giornata è stata la costituzione ufficiale della “Rete Provinciale per la prevenzione e il contrasto alla violenza di genere, L.A.R.A." – dice ai nostri microfoni la Dott.ssa Fernanda Prete (Dirigente dell'Amministrazione provinciale) – “attraverso la sottoscrizione del protocollo d'intesa tra istituzioni, forze dell'ordine, servizi sociali, sanitari e territoriali che costituiscono una rete capillare di contrasto del fenomeno che associa alla repressione dei comportamenti violenti, la battaglia culturale in favore della prevenzione" –continua –“ l'arte è il motore, l'arte in tutte le sue forme, da qui il titolo Il Tema di Lara".
Le varie stanze, dal nome di donna, divengono luoghi del Chiostro che, a corolla, ospitano differenti forme d'arte, visive e figurative, tutte narrano di violenza ma tutte concorrono a dare alla manifestazione una forza propulsiva: la rinascita, il superamento, grazie all'ascolto, all'accoglienza, alla rete; voglia, dunque, di raccontare la forza delle donne, pur se come rinascita dal dolore.
Un taglio positivo, propositivo, nelle gallerie pittoriche e fotografiche, sotto il cappello comune “Ritratti di donna frammenti di genere nell'arte visiva contemporanea" a cura di Massimo Guastella, in cui gli artisti: Nancy Motta (Donne Bambine, appunti di viaggi) Laura Di Vittorio (Occhi chiusi non hanno luce), Cosimo Epicoco (Red pages), hanno raccontato la donna attraverso la fotografia la prima e, la pittura gli altri due.
In ogni angolo del Chiostro, un momento d'arte prende vita come promanazione del luogo e racconta un momento di pura emozione, come quella forte impastata a rabbia, suscitata della body performance di Luedo (Lucia Macrì e Domenico Arces) dal titolo Omaggio ad Ipazia ( Filosofa e astronoma del IV –V sec D.C. assassinata per lapidazione, unica colpa la sua cultura), “icona mimica di brutalità senza tempo che ieri come oggi fa scorre la violenza in un atavico quanto arcaico persistente maschilismo".
Formidabile l'interpretazione fornita dall'attrice Francesca Danese e la sua “(Con)testi da incubo" con istallazione a cura dell'architetto Angela Potì. Un quadro in pogress, che rappresenta lo svuotamento dell'essere dopo un atto di violenza, quello dell'artista poliedrico Donato Bruno Leo presentato dall'attore Adriano D'Agnello.
Tangibile ed al contempo impalpabile l'anelito sommesso, nella figura itinerante e ferita di Anna Candido e il suo grido silente: Are you ashamed of me? (Ti vergogni di me?) donato, come pizzino, al pubblico, itinerante anch'esso, come un monito, una sentenza, che racconta il disagio.
Ed ancora molte, tante altre situazioni nel fitto calendario: “Elementi di contemporaneità delle donne nel mondo antico" (rielaborazione fotografica di reperti in esposizione al MAPRI a cura della direttrice Emilia Mannozzi), i corti di L.A.R.A. (proiezioni a cura di Alessandro Zizzo). L'opera “Donne appese" della Fanta-designer Valentina D'Andrea, che fa uno studio di reinterpretazione degli oggetti di uso quotidiano, come lo stendibiancheria ma che diviene “stendi-immagini" di donne fumetto, che raccontano un disagio.
Sempre intense e ricche di significato le performance del TeatroDellePietre, per l'occasione esibitisi in “Un'altra pelle" (di e con Marcantonio Gallo e Sara Pelizzotto), la storia di Suad, una donna coraggiosa della Cisgiordania, la cui vicenda è stata raccontata nel libro Bruciata viva e di cui, lo spettacolo, è un libero adattamento. “Intento delle iniziative messe in campo dalla Provincia è di sensibilizzare sul tema del rispetto della donna attraverso le forme sublimi dell'arte, della pittura, della danza, della poesia, della letteratura, della musica e della fotografia come espressioni della capacità superiore dell'uomo di elaborare e descrivere le sue più profonde emozioni e attraverso cui si può vincere la violenza".
Profilo dell'artista Nancy Motta
Fotocronista dal 1992 tra le sue tante attività, importante sottolineare in questa sede, quella legata alla foto teatrale ed di reportage. Si ricordano le sue collaborazioni, per la cronaca e la politica, con le redazioni dei quotidiani e settimanali quali: il Corriere della Sera, La Repubblica, L'Unità, Panorama, Famiglia Cristiana, L'Espresso ed altri, occupandosi sia della cronaca nazionale che di quella internazionale, riportando esperienze da tutta l'area balcanica. Il suo messaggio per questa giornata: “ Violenza sulle donne è anche negare il diritto all'istruzione alle bambine, costringerle a lavorare in giovane età, a prendersi cura dei fratelli e nonni, a concedere i loro giovani corpi ad anziani mariti" - dice ancora: “Nei miei reportage esteri oltre alla parte strettamente legata alle notizie di cronaca, ho lavorato per raccontare la società civile, per dare più elementi di conoscenza rispetto alle immagini forti ed eclatanti che raccontano la guerra, credo che le storie dei singoli raccontino di un paese più di quello che passa nell'urgenza della notizia. La scelta di queste immagini per dare il mio contributo alla giornata contro la violenza di genere, muove dal desiderio di dar voce alle donne che in realtà sono bambine ma costrette dalle circostanze a vivere come adulte, la vita ha negato loro le fasi di crescita e formazione".
Articolo di Francesca ALPARONE
Il Servizio fotografico di Stefano ALBANESE
Servizio fotografico di Stefano ALBANESE